Regionali in Umbria, Governo sconfitto, secondo le previsioni. Donatella Tesei, appoggiata da Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia si attesta tra il 56,5 e il 60,5 per cento. Vincenzo Bianconi, sostenuto da Pd, M5S si ferma al 35,5 -39,5. Un distacco che – stando agli exit poll – sarebbe di oltre 20 punti. Un risultato negativo per i giallo-rossi, che peggiora il dato delle Europee quando il PD era arrivato al 23,98 per cento e i 5 Stelle al 14,63. Un risultato che peserà sull’Esecutivo e sul futuro del premier Giuseppe Conte.
Ha avuto un bel dire il premier Giuseppe Conte che le elezioni Regionali in Umbria non sarebbero state un test per il Governo. In realtà sapeva che non era così ed ha semplicemente trasformato un desiderio nell’analisi preventiva ed assolutoria di una sconfitta annunciata. Una sconfitta quasi voluta, testardamente, perché proprio in Umbria si sono evidenziate in maniera netta, indubitabile, le contraddizioni dell’alleanza di Governo e in particolare quelle di sponda grillina. Il M5s ha picchiato duro sullo scandalo della Sanità in Umbria, a guida PD e, in altri tempi, avrebbe capitalizzato l’esito della débâcle amministrativa di parte dei Dem con una campagna elettorale feroce e senza tregua.
Ma c’è stato l’agosto surreale che sappiamo, con Matteo Salvini che volta le spalle al Movimento Cinque Stelle e loro che non trovano niente di meglio da fare che voltare le spalle al proprio elettorato, alleandosi con i tanto vituperati Dem, quelli dell’Umbria e di Bibbiano, per intenderci. Ed ecco che, proprio in terra umbra, Luigi Di Maio e compagni devono pagare dazio e snaturarsi oltre il lecito, rinunciando alla campagna elettorale contro perché quelli contro cui avevano puntato il dito se li sono ritrovati a fianco, con un’alleanza che più innaturale non si poteva, con accusati ed accusatori insieme. Un’alleanza che hanno tentato di camuffare con il termine blando di “patto civico” come se bastasse un’escamotage semantico per sciogliere i nodi. Era l’anticamera del disastro. I nodi sono rimasti e si sono stretti, a capestro.
Strano destino quello del Movimento che si allea con i Dem per evitare il voto, salvo poi accettare, rassegnati, la sconfitta congiunta nel voto regionale con i nemici di un tempo. Ed è forse solo il primo passo di un percorso che potrebbe portare al voto anticipato, quello che avrebbero voluto evitare ma che ora rischiano di dover comunque affrontare, sfiniti e con credibilità e morale ai minimi, dopo aver preso schiaffi nelle Regioni: perché dopo l’Umbria c’è l’Emilia e dopo ancora la Calabria. E non c’è niente di certo, ormai. Parimenti incerto è il destino del premier Conte, un prestigiatore che si è forse accorto, oggi, di avere in mano solo tre carte e che solo al gioco delle tre carte ha saputo giocare. Ed il gioco è quasi finito, per lui. Si fanno dei nomi, in alternativa all’ipotesi voto e quei nomi stanno a significare che se questo Parlamento avrà ancora un futuro sarà perché a Palazzo Chigi siederà qualcun’altro. Del resto i Dem sono esperti, da un ventennio, in tema di governi tecnici e dintorni, comunque distanti o a dispetto del voto. Quanto ai grillini si sono abituati a tutto, abbiamo visto, e sorprendentemente presto. Sono capaci di voltare le spalle a Conte, ne siamo certi, con non meno rapidità e disinvoltura con cui l’hanno voltata ai loro elettori. Perchè “l’interessante esperimento di Governo“ come ha detto il premier Conte solo poche ore fa sembra già fallito. Ed è tempo che qualcuno si accomodi alla porta. E il più adatto sembra quello con la faccia da maggiordomo. O da portiere d’albergo, se preferite.
Fonte: Corriere dell’Umbria, Askanews, Rainews