La consigliera comunale Silvia Sardone ha riportato i dati relativi alla distribuzione dei sussidi e delle case popolari. Quasi tutto va agli stranieri.
Nel 2017 i sussidi per il sostegno al reddito per i nuclei familiari con minori andavano per il 65% alle famiglie straniere, ora la percentuale è salita al 76%. Questi i dati riportati lo scorso giugno in Consiglio comunale a Milano da Silvia Sardone, in quota Lega. Sardone, europarlamentare, consigliera comunale e mamma di due bambini, documenti alla mano ha fatto notare al Sindaco Beppe Sala, da sempre a favore di Moschee e Ius Soli per promuovere l’integrazione, che gli stranieri a Milano rappresentano solo il 19% eppure: il 72% delle Bebè Card va a donne extracomunitarie, il 50% delle borse lavoro promosse dal Celav – centro di mediazione a lavoro del Comune di Milano – va a stranieri e il 68% del Rei finisce nelle mani degli extracomunitari. Non si è fatta attendere la risposta dell’Assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino “La consigliera Sardone mistifica i fatti. E, comunque, nelle famiglie di stranieri ci sono più minori che nelle famiglie italiane. Quindi è normale che arrivino più richieste di sussidi“.
La consigliera ha tuttavia evidenziato come una certa iniquità si riscontrasse anche nell’assegnazione delle case popolari: ha fatto notare che nel 2017, tra i primi 200 nomi in lista per accedere ad una casa popolare, ben 134 erano stranieri. Queste – riporta Affaritaliani – sono state le parole di Sardone “C’è un evidente squilibrio. Gli stranieri a Milano, non arrivano al 20% eppure ricevono sussidi in misura proporzionalmente maggiore agli italiani. Basti pensare che lo scorso anno hanno beneficiato dei 500 euro mensili 501 italiani e 428 stranieri“. Sardone ha sostenuto la propria tesi anche durante la trasmissione Mattino Cinque
Già in precedenza aveva lamentato situazioni irregolari, riporta Askanews “Nel 2018 il Comune di Milano ha assegnato 341 case popolari in deroga e di queste 209 sono finite a immigrati. Praticamente 6 alloggi su 10, fuori dalle graduatorie, vengono dati a famiglie di extracomunitari che sono state sfrattate. Non avendo i requisiti per partecipare ai bandi regolari si rivolgono al Comune che procede alle assegnazioni dirette. Ma cosa penseranno le tante famiglie di italiani che rispettano le regole e aspettano un casa da anni in graduatoria? I cittadini chiedono norme chiare che valgano per tutti e non facilitazioni che premiano chi non ha i requisiti per accedere ai bandi”.
Fonte: Affaritaliani, Askanews, Silvia Sardone Facebook.
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