Il bilanciamento dei ticket sanitari previsto dal governo giallo rosso potrebbe penalizzare fortemente i ceti medi. Speranza “Chi ha di più paghi di più”.
“Chi ha di più può permettersi di pagare di più! Un parlamentare può permettersi di più di un operaio”. Queste le parole del Ministro della Salute Roberto Speranza per spiegare il bilanciamento dei ticket sanitari da lui promosso. E ha aggiunto “Dobbiamo progressivamente superare il ticket da 10 euro perché molti non possono permetterselo.” Infatti – come specifica Fanpage – stando alla prima bozza del ddl, il costo dei ticket varierà sia in base al costo delle prestazioni sia in base del reddito familiare. Vi sarà, tuttavia, un tetto massimo annuale di spesa, al raggiungimento del quale il singolo non dovrà più pagare nulla. A sostegno di questa misura è intervenuto anche il vice ministro dell’Economia Antonio Misiani che – riferisce Adnkronos – ha precisato “Il Governo si impegnerà ad abolire il Superticket, fa parte del nostro programma. Dobbiamo evitare che venga ulteriormente colpito il ceto medio“. E – riporta Agenpress – prosegue Misiani “Il principio che ci guida è lo stesso che ci ha portati ad evitare di aumentare l’Iva: noi pensiamo a tutti i cittadini. Sarà una riforma graduale, come lo sarà anche per l’Irpef.
Come sottolinea Il Sole 24 Ore, il superticket, cioè il balzello di 10 euro su visite ed esami in vigore dal 2011, ha creato certamente confusione in quanto ogni regione può applicarlo a modo suo. Alcune Regioni, infatti, lo applicano integralmente, altre per nulla, altre ancora in base a età e fascia di reddito. Oggi in Italia il 54% circa della popolazione è esente da ticket per ragioni legate all’età – superiore ai 65 anni o inferiore ai 6 anni – o al reddito se inferiore ai 36.000 euro annui. Il restante 46% degli Italiani pagano un ticket che può arrivare fino a 36,15 euro. Tuttavia abolirlo e applicare il principio della progressività, come intende fare il Ministro Speranza, non è cosa da poco, servono ben 490 milioni di euro per evitare perdite allo Stato. Il rischio è che il peso di questa scelta di Governo possa cadere interamente sui ceti medi, ovvero sulle famiglie con un reddito annuo compreso tra i 36.000 e i 100.000 euro e che oggi si rivolgono al Sistema Sanitario Nazionale. Infatti i ceti molto alti non avranno difficoltà a rivolgersi a istituti privati. Mentre i ceti medi che si avvalgono del Sistema Sanitario Nazionale potrebbero trovarsi a pagare una cifra molto più alta rispetto a quella attuale per il ticket ordinario. In altre parole, abolire il superticket potrebbe significare scaricare il costo sul ceto medio.
Intanto Toscana ed Emilia Romagna hanno dato il via ad un esperimento che prevede l’introduzione di 4 fasce reddittuali. E, in effetti, da questo test è emerso che i costi dei nuovi ticket pesa tutto sulle famiglie con un reddito compreso tra 36.000 e 100.000 euro. Dopo la messa in disparte della Flat Tax e lo slittamento dell’assegno unico in virtù di tanti bonus che non si sa ancora quando e in che modalità verranno erogati, ora milioni di famiglie appartenenti al ceto medio potrebbero vedersi colpite da un’altra stangata.
Fonte: Adnkronos, Fanpage, Agenpress, Il Sole 24 Ore.