Ignazio Visco, Governatore della Banca d’Italia, ha sostenuto una lectio magistralis al Politecnico di Ancona come Europa, banche e migranti.
Ignazio Visco, Governatore della Banca d’Italia, ha tenuto una lectio magistralis al Politecnico di Ancona affrontando vari argomenti di attualità. Non ha trattato soltanto temi riguardanti l’economia, ma anche l’immigrazione, la politica, il calo demografico e le tecnologie.
Stando a quanto affermato da Visco, in Italia per far tornare a crescere l’economia è necessario “un piano efficace che richiede di abbandonare definitivamente la facile e illusoria ricerca di capri espiatori – l’Europa, la finanza, i mercati, gli immigrati – per fondarlo invece su un’analisi approfondita dei mali della nostra economia, che metta in primo piano le sfide poste dal cambiamento tecnologico e da quello demografico”.S
Secondo il Governatore “l’immigrazione può dare un contributo alla capacità produttiva del Paese – una posizione la sua, che non si differenzia molto dal pensiero del Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese – Gli studi non rilevano effetti negativi dell’immigrazione sui lavoratori del paese ospitante nè in termini di tassi di occupazione nè di livelli retributivi, può anzi avere un impatto positivo sui tassi di partecipazione e sul numero di ore lavorate dalle donne italiane”.
Secondo Visco, “vanno affrontate – ha riportato Tgcom24 – le difficoltà nell’integrazione e nella formazione” e “nell’attirare lavoratori a più elevata qualificazione”. Mentre se cresce l’età della popolazione, “aumentano le uscite per le pensioni e l’assistenza”, di conseguenza “un più elevato tasso di partecipazione al mercato del lavoro, un allungamento della vita lavorativa, misure di contrasto alla disoccupazione e una più robusta dinamica della produttività sono fattori fondamentali per mitigare gli effetti negativi delle tendenze demografiche”.
Infine, riferisce Rai News, Visco ha sostenuto che l’Italia, comprese le imprese e le banche, “è in ritardo sulla rivoluzione tecnologica in corso nel mondo” per via di investimenti nelle nuove tecnologie modesti e innovazioni delle imprese insufficienti negli ultimi 25 anni, “anche a causa della maggiore presenza delle Pmi – Piccole medie imprese”.
Fonte: Tgcom24, Rai News
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