Matteo Renzi ha annunciato la formazione di un nuovo partito, ma i sondaggi condotti dagli esperti non sembrano promettere bene per l’ex segretario.
Matteo Renzi ha scompaginato lo scenario politico con la scelta di lasciare il PD. Da quel momento numerosi politici hanno commentato la scelta di abbandonare il partito dopo 12 anni di militanza e la volontà di fondarne uno tutto nuovo. I giudizi sono stati controversi, e il più delle volte ha prevalso lo sconcerto in particolare da parte del premier Giuseppe Conte. Oltre ai colleghi, sono stati chiamati in ballo anche numerosi sondaggisti chiedendo loro di indagare su cosa ne pensano gli italiani di quello che sta accadendo in questi giorni. Agli intervistati è stato chiesto se, in un’ipotetica elezione, avrebbero speso il loro voto in favore del nuovo partito di Matteo Renzi.
Un primo sondaggio fu conseguito in tempi non sospetti e, probabilmente, l’ex segretario non ha mai consultato i dati raccolti prima di lanciarsi in questa nuova avventura politica. Fu infatti eseguito da Alessandra Ghisleri, per Euromedia Research. La Ghisleri ha riferito al Corriere Della Sera di aver effettuato il suo studio durante la prima parte dell’anno, a essere precisi durante i mesi di febbraio e marzo. Lo studio fu condotto per Bruno Vespa, in uno speciale spazio di Porta a Porta, e i risultati raccolti non sembrano promettere bene per l’ex segretario. I cittadini che si erano dimostrati favorevoli al progetto hanno raggiunto un dato che va dal 6 fino a raggiungere una quota massima dell’8%. E, tra l’altro, viene riportata una postilla che non è affatto da sottovalutare: le persone erano sì interessate al nuovo progetto di Matteo Renzi, ma non tutte lo avrebbero effettivamente votato.
Questa specifica chiarisce che la percentuale indicata è, a conti fatti, “ingigantita”. Lorenzo Pregliasco, di YouTrend, ha effettuato, riporta Fanpage, uno studio molto simile. Sky gli ha chiesto di indagare, durante i primi giorni di settembre, sulla crisi di governo. Il compito era quello di stabilire a quanto corrispondesse, sempre in termini di percentuali, la fiducia di Matteo Renzi. I dati, seppur nettamente più alti rispetto a quelli del primo studio riportato, rappresentano una cifra decisamente non soddisfacente. Soprattutto se viene paragonata a quella raccolta da Conte.
La fiducia di Renzi, all’epoca, oscillava tra il 15 e il 20%. La cifra, però, tende ad abbassarsi se viene realisticamente accreditata a un partito puramente renziano. La cifra, infatti, ritorna stabile dal 3 al 5%. Lorenzo Pregliasco ci ha tenuto a specificare che queste cifre non vanno affatto sottovalutate, in quanto spesso sono proprio questi risultati che si rivelano essere vincenti quando ci si ritrova in specifiche situazioni. Bisogna anche considerare che, durante lo svolgimento dello studio, le persone interpellate escludevano la possibilità di un ritorno alle urne a breve.
E’ interessante riportare anche lo studio condotto da Roberto Weber, direttore di Ixè. Weber non nasconde che la soglia del 5% potrebbe rivelarsi una cifra piuttosto alta a differenza di quanto si possa dedurre dagli studi mostrati in precedenza. Secondo Roberto Weber, la strategia di Matteo Renzi punta a raccogliere un’area moderata, tenendo ben in mente quel tipo di elettore che è sì attratto dalla politica, ma che ritiene che l’attuale governo sia un po’ troppo sbilanciato, avendo a Sinistra. Ebbene che l’elettore deluso dal Governo Conte preferisca il nuovo partito di Matteo Renzi è una scommessa politica tutta aperta e non priva di rischi.
Per ultimo, ma non per importanza, è impossibile non menzionare il pensiero di Carlo Buttaroni di Tecné.
Secondo Buttaroni nel momento in cui il Partito Democratico si ritrovava nella fascia dell’opposizione, il gradimento di Renzi e la possibilità di attrarre consensi oscillava tra un 4 fino a raggiungere un 7,5%.Anche per Buttaroni il vero problema di Matteo Renzi e del nuovo partito sarebbe raffigurato dal Premier Conte in quanto le due personalità potrebbero presto ritrovarsi a essere rivali. Per i ministri renziani, l’unica soluzione da mettere in gioco prima che l’effettiva competizione tra i due abbia inizio, sarebbe quella di augurarsi che il governo Conte “faccia bene il suo lavoro, ma non benissimo”. Se così non fosse “Il dividendo se lo prenderebbero gli altri”. In altre parole: i renziani al governo devono ora sperare in un Conte che risulti non troppo brillante agli occhi degli italiani, perchè al prossimo appuntamento elettorale potrebbero ritrovarselo come rivale. L’ennesima contraddizione di una politica che da qualche mese sembra giocare a complicarsi la vita
Fonte: Fanpage, Il Corriere della sera, Youtrend