Sembrano due progetti molto simili, quello di Matteo Renzi e di Carlo Calenda, entrambi ex democratici. Già, perché Calenda ha anticipato di qualche tempo la decisione presa da Renzi di lasciare il PD.
Il progetto di Carlo Calenda è quello di creare un’area di mezzo, liberale, innovativa, libera dalle catene della sinistra e super-riformista. Lo racconta in un’intervista a Il Messaggero, commentando la decisione di Matteo Renzi di completare la scissione del Pd. Decisione identica alla sua, ma giunta più tardi. Per Calenda stiamo assistendo a “un declino gigantesco di classe dirigente. Pensiamo ai volti di questa stagione: Salvini con il rosario, Berlusconi ancora alla ricerca del delfino impossibile, Renzi che dopo aver voluto quell’alleanza se ne va dal PD che s’è alleato con i 5 Stelle. Per non dire del PD a guida Franceschini e in preda ai deliri di Grillo. Siamo all’ultimo atto della terza Repubblica per altro mai nata“.
Anche Renzi sembra avere le stesse intenzioni di riformismo e innovazione. Cosa differenzia i due progetti? “Io non so che cosa dice Renzi perché ne dice molte e spesso non fa quello che dice. Quello che mi sembra è che la sua sia una scissione parlamentare, che non ha nulla di diverso rispetto ai comportamenti che originariamente voleva rottamare“. Queste le parole di Calenda, che aggiunge: “Io non faccio scissioni, cerco soltanto con chi ci sta di cambiare metodo e di cambiare approccio alla politica. Non parlando di riformismo o di liberalismo o di altre espressioni, slogan e formule. Ma puntando su una parola molto più precisa e impegnativa: la serietà. Occorre portare ai vertici della nazione una classe dirigente di persone serie. Più attente alla gestione quotidiana di problemi complessi, piuttosto che abituate a riempirsi la bocca di riforme che non vengono mai fatte. Questo mi sembra anche l’approccio dei rosso-gialli al governo“. Alla domanda se le strade sue e di Matteo Renzi sono destinate a convergere Calenda risponde: “Impossibile“.
Una spiegazione per il voltafaccia dell’ex Segretario sembra averla Pippo Civati che ha parlato a Radio Cusano Campus: “L’addio di Renzi al Pd? Mi pare che sia una grande operazione tattica e ‘proporzionalista’. Il punto è che con il proporzionale il Pd non ci sarà più. Se non c’è più un sistema elettorale che polarizzi su grandi partiti, è normale che ognuno si metta in proprio. Mi pare che sia questo il messaggio di Renzi e di Calenda“.
E Civati non manca di ironia, ora verso entrambi: “Nel giro di una settimana, sono nati due partiti, peraltro molto simili tra di loro. Secondo me, oggi Calenda sta passando una brutta giornata. Devo mandargli un messaggio di solidarietà. La decisione di Renzi è tutt’altro che banale. La sua idea di sempre è quella di stare al centro, anche perché adesso al centro c’è il M5s ed è legittimo che forze moderate vogliano essere l’ago della bilancia, anche se, nel caso di Renzi e di Calenda, sarebbe più opportuno dire ‘ego della bilancia’“.
Alessandra Curcio
Fonte: Il Messaggero, Radio Cusano Campus, Carlo Calenda Twitter
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