Dario Franceschini, ministro dei Beni Culturali, ha svelato che il vero motivo del governo tra M5s e PD è non far vincere le elezioni alla Lega di Matteo Salvini.
Dario Franceschini, ministro dei Beni Culturali, non si nasconde più e ormai spiega chiaramente quale è stata la ragione che ha spinto il PD a formare un governo con il M5s: “Senza questo governo, saremmo in campagna elettorale – ha dichiarato – Avremmo Salvini al Papeete ma all’ennesima potenza, magari a torso nudo a mietere il grano. Solo odio e paura – ha sostenuto – Ci troveremmo alla vigilia della vittoria della Lega. Da celebrare magari proprio il 28 ottobre”.
Insomma, l’esponente PD sembra quasi evocare il pericolo fascismo in caso di successo al voto della Lega alle elezioni politiche e di conseguenza la pericolosità democratica di Matteo Salvini, anche se ci tiene a precisare: “Il fascismo fortunatamente non tornerà. Ma Salvini è il massimo di pericolosità democratica che si può avere nel 2019. E quel pericolo non è finito – ha proseguito – Rimane finchè qualcuno soffia sulla paura. E noi non potevamo replicare l’errore che quasi 100 anni fa hanno commesso socialisti, popolari e liberali facendo fallire gli esecutivi Bonomi e Facta”.
E anche sull’odio durato anni tra Partito democratico e Movimento 5 Stelle improvvisamente scomparso a causa della preoccupazione nei confronti di Salvini, Franceschini ne è certo: “Era ed è una motivazione più che sufficiente – ha aggiunto – In tutto il mondo i governi di coalizione nascono così. Soprattutto quando non c’è un vincitore unico. Certo, ora dovremo far maturare anche un percorso di visione, di prospettiva”.
Secondo il ministro, “Pd e M55 devono guardare avanti. Questo esecutivo può essere un laboratorio, l’incubatore di un nuovo progetto”. Un’alleanza “politica ed elettorale. Che parta dalle prossime elezioni regionali, passi per le comunali e arrivi alle politiche”.
Una nuova casa insieme a partire forse fin dalle prossime elezioni regionali in Umbria: “Lì le elezioni sono molto vicine, ma se c’è la volontà poitica si può fare tutto. Per Emilia e Calabria, poi, c’è tempo – ha affermato il deputato PD – In ogni caso, la sfida è questa. So che è difficile ma se governiamo bene, evitando la logica del “contratto”, cercando sempre la sintesi allora – ha concluso – questa squadra può diventare il seme di una futura alleanza. Per battere la destra, vale la pena provarci”.
Non solo a Partitodemocratico.it, ma anche dal palco di Cortona, in provincia di Arezzo, Franceschini ha voluto dire la sua su altro tema scottante in casa dem, la possibile scissione di Matteo Renzi: “Il popolo della Leopolda è parte del grande popolo del Pd – ha esordito – Non separiamo questo popolo, non indeboliamoci spaccando il partito di fronte a questa destra pericolosa”.
“L’unità del Pd è indispensabile – ha proseguito il ministro, come riferito dall’Ansa – La nascita del governo è passata anche dalle interviste di Renzi e di Bettini, non si era mai visto un voto unanime in direzione. Per questo non voglio credere a questa storia della scissione o quel che ho letto sui giornali, questa storia ridicola della separazione consensuale – ha tuonato – Ma come si fa a pensare a una separazione consensuale quando spacchi un partito?”, si legge su Adnkronos.
Fonte: Partito Democratico, Ansa, Adnkronos