I motivi di salute lo hanno tenuto lontano dall’aula nel giorno più importante: Giorgio Napolitano non ha votato per la fiducia al nuovo governo Giuseppe Conte-bis, ma l’ex Presidente della Repubblica appoggia la nuova alleanza.
Con 169 voti a favore, l’esecutivo Conte-bis, nato dall’alleanza tra Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle, ha incassato la fiducia anche al Senato. E ora nuovo governo sembra intenzionato a cambiare la legge elettorale, con la benedizione di nomi illustri, come quello di Mario Monti, che ha espresso il suo appoggio alla maggioranza giallorossa.
Non ha potuto, invece, esprimere la sua preferenza attraverso il voto, l’ex capo dello Stato, Giorgio Napolitano, grande assente al Senato. Perché il Presidente Emerito della Repubblica è mancato proprio nel giorno in cui si sarebbero decise le sorti del governo. A spiegare le ragioni della mancanza è il diretto interessato, come riportato da Il Messaggero: «Sono dispiaciuto che le mie attuali condizioni di salute non mi abbiano consentito di prendere parte alla seduta del Senato sulla fiducia. Intendo però rendere noto il mio orientamento, come Senatore di Diritto e a Vita, favorevole alla nascita del nuovo governo, pur di fronte a oggettive difficoltà e alla necessità di meglio definire convergenze politiche e programmatiche e la loro tenuta nel tempo».
Il senatore a vita, dunque, conferma di essere solidale con il nuovo governo e di appoggiarne la formazione, augurando ai nuovi ministri un fruttuoso operato. Ma Giorgio Napolitano non era l’unico assente in aula al momento del voto di fiducia al Senato. Otto in tutto le mancate presenze, come riportato dall’Agi. Al momento della votazione sono risultati assenti il senatore M5s Alfonso Ciampolillo, l’ex M5s ora al Misto Saverio De Bonis, e i 5 senatori di Forza Italia – Berutti, Conzatti, Giammanco, Modena e Stabile. Non pervenuto Renzo Piano, senatore a vita, il già citato Giorgio Napolitano, la senatrice M5s Bogo Deledda, il leghista Umberto Bossi, la dem Tatjana Rojc e il senatore a vita Carlo Rubbia.
Alessandra Curcio
Fonte: Il Messaggero, Agi
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