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Politica

Luigi Di Maio: “Se non facciamo l’accordo con il PD siamo morti”

Luigi Di Maio, al telefono con Bruno Tabacci, ha parlato della trattativa con il PD come l’unica alternativa possibile per bloccare Salvini. Senza accordo, il M5s sarebbe morto e non avrebbe avuto speranze. 

Una conversazione informale, una telefonata lampo e poche parole, quante bastano per racchiudere il senso di quanto sta accadendo ai piani alti. Luigi Di Maio, in chiamata con Bruno Tabacci –  deputato ed ex democristiano milanese – qualche mattina fa commentava l’accordo con il M5s, accennato come ipotesi nei primi giorni dopo la crisi aperta da Matteo Salvini e pian piano diventato realtà. “È uno dei momenti di svolta della politica. Se non fate questo governo, voi siete morti, Salvini vi sbaraglia, e il Pd si suicida”, ha riferito il secondo al pentastellato. La conversazione – riportata da Il Giornale – sembra in effetti un sunto delle conseguenze che, in caso di mancata intesa, potrebbero verificarsi ai piani alti.

Al voto il PD non avrebbe speranze, e ancora meno ne avrebbe il M5s. L’accordo – o ribaltone, pronto da tempo secondo Matteo Salvini – appare tutt’ora ai più come un modo per mantenere salde le poltrone senza passare per il giudizio del popolo. L’apertura al PD è stata definita da Di Maio, sempre per via telefonica, come l’unica alternativa possibile, pur con tutte le difficoltà del caso. Quindi stessa analisi di Tabcci, sembra ma con dei distinguo:”Non possono cincischiare su una questione come la riduzione dei parlamentari, che per noi è fondamentale”, ha detto il pentastellato. “Sono d’accordo, anche loro debbono rendersi conto della posta in gioco. Senza contare che se alla riduzione dei parlamentari aggiungi il proporzionale, il salvinismo non c’è più”, ha ribattuto Tabacci.

Tirando le somme, le cose sembrano chiare. Salvini ha rotto gli equilibri, facendo cadere la maggioranza e puntando sull’alternativa del voto, sperando di uscirne vincitore. E i numeri sembrano dargli ragione. Stando a quanto riporta Adnkronos – sui dati di un sondaggio Demopolis –  la Lega è primo partito, con il 33% dei consensi. Il M5S è fermo al 19%. Se si tornasse alle urne, Fratelli d’Italia si attesterebbe sul 6,8%, superando Forza Italia al 6,2%. In sostanza, se si votasse oggi, il centrodestra avrebbe un’ampia maggioranza a Montecitorio, con 410 seggi. Solo 92 andrebbero al Movimento, e 120 al PD.

Per evitare questo scenario, sembra quasi naturale che i nemici tornano ad essere amici: l’alleanza è un obbligo, una strategia che può sembrare vincente ma che, quando si andrà al voto, è destinata comunque a crollare. L’incoerenza si paga, e la sopravvivenza non lascia respiro. E’ questione di tempo.

Fonte: Il Giornale, Adnkronos

Pubblicato da
Chiara Feleppa

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