Il no di Zingaretti ad un “Conte-bis” potrebbe trasformarsi in un sì se arrivassero segnali di discontinuità dal M5s sulla composizione del governo. Conte rimarrebbe a Palazzo Chigi a patto che vadano via alcuni esponenti che hanno fatto parte dell’esecutivo giallo-verde.
Si sono telefonati, Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio, per discutere sull’accordo tra i due partiti, ex nemici e ora sempre più amici. La crisi di governo ha aperto nuovi scenari ai piani alti, e la partita sembra giocarsi tutta nelle mani dei Pentastellati e dei Democratici. A meno che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella non deciderà per le urne, ipotesi che rientrerebbe – stando ai sondaggi – nelle volontà della maggior parte degli italiani. L’accordo giallorosso, tuttavia, ha un ostacolo di nome Giuseppe Conte. Se Luigi Di Maio insiste sulla riconferma del Presidente del Consiglio, Zingaretti dice no, almeno formalmente.
Eppure i due avrebbero raggiunto un’intesa, o comunque il secondo si sarebbe aperto al primo. Nel caso in cui arrivassero segnali di discontinuità dal Movimento 5 stelle sulla composizione del Governo, allora il no potrebbe cambiare e trasformarsi in un sì sul nome del Premier. Una sorta di baratto – informa Agi – che prevede un cambio di alcune poltrone e alcuni interpreti che hanno governato con la Lega. Giuseppe Conte rimarrebbe così a palazzo Chigi, ma altri dell’esecutivo giallo-verde abbandonerebbero le poltrone, Di Maio Compreso. Potremmo ritrovarci Paolo Gentiloni come Ministro degli Esteri; Padoan o Tria al Ministero dell’Economia e finanza; Gabrielli o l’ex Marco Minniti agli Interni; Rosato o la Trenta alla Difesa. L’idea sarebbe stata lanciata proprio da Di Maio, per superare il veto su Conte proponendo una sorta di “monocolore PD”.
Tuttavia, informa l’Huffington Post, lo staff del Vicepremier dei 5 Stelle ha smentito: “Luigi Di Maio non ha mai proposto al segretario Nicola Zingaretti di lasciare al PD la maggior parte dei ministeri chiave di un eventuale esecutivo. Quanto riportato dall’Agi, che non ha consultato lo staff del vicepresidente, è falso. Non ci sono scambi o giochini da fare, aggiungiamo. Giuseppe Conte è l’unico nome, va riconosciuto il lavoro svolto e che sta ancora svolgendo per il Paese. Il M5S ha piena fiducia in lui”.
“L’Italia non capirebbe un rimpastone, il mandato della segreteria è per un governo di discontinuità e discontinuità è anche cambio di persone”, ha affermato d’altra parte Zingaretti, informa l‘Ansa. Ed ancora: “Non crediamo nella formula del contratto, bisogna costruire un programma utile. Incontriamoci da domani e parliamo sui contenuti, senza veti e ultimatum”. Tuttavia, il Movimento è categorico sulla nomina di Giuseppe Conte, sulla riforma del taglio dei parlamentari e sui punti di Governo proposti da Luigi Di Maio.
Fonte: Agi, Ansa, Huffington Post