Forse una mossa per assicurarsi le simpatie del PD, forse una strategia per avere ancora più sostenitori al suo seguito: Giuseppe Conte gioca le sue carte in piena crisi di governo, quando il suo nome potrebbe essere determinante per far pendere l’ago della bilancia da una parte o dall’altra.
Ha detto che la stagione politica con la Lega è ormai chiusa, che non c’è possibilità di ritorno, e che niente potrà far tornare le cose a com’erano qualche settimana fa. Ma ora il premier dimissionario va oltre e punta a conquistare il consenso pieno da parte di quelli che erano gli avversari politici solo pochi giorni fa.
Giuseppe Conte al G7 di Biarritz è stato categorico. Con lui, al salone dell’Hotel Du Palais, c’erano anche il Presidente statunitense Donald Trump;il francese Emmanuel Macron; il Primo ministro canadese Justin Trudeau; il Presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk; la cancelliera Angela Merkel. A sedere tra i grandi anche Niccolò Conte, il figlio del Premier, che ha preso parte – informa La Presse – al summit, incentrato sul commercio internazionale e sulla situazione degli incidenti in Amazzonia. Ma si è parlato d’altro “Che il decreto Sicurezza vada cambiato è scontato. Sono io il primo a pensarlo. E bisogna farlo per forza anche alla luce dei due pesanti rilievi che ha mosso il presidente Sergio Mattarella” avrebbe affermato Conte, proprio dal G7 di Biarritz. Secondo un’indiscrezione de La Stampa confermata da Tommaso Ciriaco su Repubblica il premier non avrebbe nulla in contrario “a correggere” il decreto per venire incontro a Zingaretti.
Giuseppe Conte è apparso sereno, nonostante la situazione politica italiana sia tutt’altro che rosea. Non solo c’è crisi, ma il suo nome è come un ago della bilancia pronto a rivoltare completamente gli scenari e le trattative in corso. L’accordo tra il PD e il M5s potrebbe infatti incrinarsi proprio sulla sua nomina. I pentastellati non hanno dubbi sulla riconferma di Conte come Presidente del Consiglio, e a sostenerlo c’è anche l’esponente di Democrazia cristiana Pierluigi Castagnetti – amico di Sergio Mattarella – che su Twitter ha richiamato il 1976, “quando Berlinguer accettò Andreotti” sostenendo i programmi, e non le persone, come strumento di discontinuità.
LA LEZIONE DI BERLINGUER. Nel 1976 Berlinguer (che avrebbe preferito Moro) accettó Andreotti, perché riteneva che sono i programmi e non le persone il terreno e lo strumento della discontinuità.
— PL Castagnetti (@PLCastagnetti) August 25, 2019
“Non siamo disponibili ad essere presi in giro o ad accettare diktat”, dice invece Nicola Zingaretti, costretto a subire e ad accettare le condizioni imposte da Luigi Di Maio. Uno dei due dovrà cedere, tanto che i due avrebbero pensato ad uno scambio: in cambio della riconferma del Premier uscente, i Cinquestelle sarebbero pronti ad assegnare al PD ministeri di peso come Interni, Economia, Giustizia. “Accettare Conte sarebbe come dire che non guido più il PD, che la mia leadership è svuotata”, ha spiegato Zingaretti. Ma il segretario dem non sembra avere altra scelta se non quella di cedere. Non può far saltare giorni di discussioni, di speranze dei suoi, di tentativi di intesa: deve in qualche modo giocare la partita e fermare Matteo Salvini, evitando il voto.
In questo scenario di crisi, quella che il premier dimissionario ha in mente di compiere nelle prossime ore va dosata al meglio: promettere una revisione corposa dell’odiato Decreto Sicurezza fortissimamente voluto da Matteo Salvini, per tendere la mano al PD.
Cambiarne l’impostazione, su cui era scettico fin dal principio in nome di alcuni cardini costituzionali, dopo aver però accettato la forzatura della Lega sul testo. Mai trasferta internazionale fu più benedetta, va detto. Conte può centellinare anche gli sms. Ma quelli che riceve lo rincuorano.
Cosa prevedono i due decreti
• 11 primo decreto di ottobre Via i permessi di soggiorno umanitari fino a 2 anni, ecco i permessi speciali fino a 12 mesi. Aumentato il tempo massimo nel quale gli stranieri possono essere trattenuti nei Cpr: da 90 a l80 giorni. Nei reati che portano al ritiro della protezione internazionale ecco anche minaccia o violenza a pubblico ufficiale. • 11 secondo decreto di agosto II Viminale può vietare o limitare ingresso, sosta e transito di navi nel mare italiano, arresto e multe fino a l milione ai comandanti disobbedienti, confisca delle navi, pene più dure per resistenza, violenza o minaccia a pubblico ufficiale.
Fonti: La Presse, Pierluigi Castagnetti Twitter, Repubblica, Stampa