Ocean Viking, la nave battente bandiera norvegese gestita da Medici Senza Frontiere e Sos Mediterranée, è ferma da 13 giorni tra Linosa e Malta con 356 migranti a bordo in attesa di un porto sicuro dove sbarcare.
Conclusosi da poco il caso della Ong Open Arms – con il sequestro della nave e lo sbarco dei migranti -, ora c’è la Ocean Viking a chiedere un porto dove sbarcare. L’imbarcazione battente bandiera norvegese e gestita dalle Ong francesi Medici Senza Frontiere e Sos Mediterranée, è ferma da ormai 13 giorni nel braccio di mare che divide Malta dall’isola siciliana di Linosa, in provincia di Agrigento, con a bordo 356 migranti raccolti dalle acque del Mediterraneo. Tra i naufraghi è stata segnalata poi la presenza di 103 tra bambini e minorenni.
Fino a questo momento nessun porto considerato sicuro sarebbe stato offerto alla nave, se non quello di Tripoli, in Libia. Sos Mediterranée e Medici Senza Frontiere continuano a chiedere che gli venga indicato un porto dove sbarcare. MSF ha pubblicato sul proprio account Twitter: “Sono ormai 13 giorni che 356 persone vulnerabili sono bloccate a bordo della Ocean Viking. Ogni giorno la situazione peggiora. Abbiamo pasti per appena 5 giorni, prima di intaccare le scorte di emergenza”.
Abbiamo pasti per appena 5 giorni, prima di intaccare le scorte d'emergenza.
Ci sono persone le cui condizioni di salute potrebbero diventare critiche.
I 356 sopravvissuti a bordo della #OceanViking devono poter sbarcare in un luogo sicuro. Adesso.#apriteiporti#apriteicuori pic.twitter.com/Q9xJ8eFSX2— MediciSenzaFrontiere (@MSF_ITALIA) August 22, 2019
Come riportato da Il Fatto Quotidiano, Luca Pigozzi, medico dell’associazione ha segnalato: “Ci sono persone le cui condizioni potrebbero presto diventare critiche, fino al punto di dover richiedere un’evacuazione. In quasi due settimane ho curato nella clinica a bordo vittime di violenza sessuale, feriti di guerra e persone che hanno subito brutali percosse, scariche elettriche, torture, perpetrate anche con plastica fusa”, ha spiegato.
Un terzo dei pazienti sono minori di 18 anni, e quasi tutte le persone a bordo hanno vissuto esperienze atroci prima di poter essere salvate. “Vedo la salute mentale delle persone soccorse deteriorarsi in modo preoccupante. Vivono nel terrore di poter essere riportate in Libia, dove sono state esposte a violenti abusi e detenzione arbitraria”, ha raccontato il medico, come ha riferito Adnkronos.
“In molti hanno tentato più di una volta la fuga dalla Libia, ma sono stati intercettati dalla Guardia Costiera libica, finanziata dall’Europa, che li ha riportati nei centri di detenzione. Alcuni sono sopravvissuti a naufragi o bombardamenti. Tutti hanno bisogno di sicurezza. Come medico – ha concluso – non posso accettare le loro inutili e prolungate sofferenze”.
Fonte: Medici Senza Frontiere Twitter, Il Fatto Quotidiano, Adnkronos