Dopo l’ennesimo no di Salvini, l’unica alternativa possibile per la Open Arms sembra quella di uno sbarco al porto di Minorca, messo a disposizione dal premier Sanchez.
Diminuiscono ogni ora che passa le speranze per la Open Arms di sbarcare a Lampedusa. Questa mattina, informa l’Ansa, a seguito di un’ispezione sanitaria sull’imbarcazione della Ong catalana – su delega della Procura di Agrigento – è stato dichiarato che le condizioni igienico-sanitarie sono sì preoccupanti, ma che non costituiscono un’emergenza tale da sgomberare la nave. Così come si erano rivelati un falso allarme, nei giorni scorsi, le condizioni di salute di alcuni profughi, fatti sbarcare per cause di estrema urgenza poi smentite dal medico di Lampedusa.
Certo la situazione a bordo è terribile: ci sono 107 persone stremate e in condizioni non confortevoli. Quella di stanotte, è stata la diciottesima per i migranti a bordo della nave. Una situazione insostenibile tanto che cinque naufraghi, con addosso i giubbotti-salvagente, si sono gettati in mare cercando di raggiungere la riva, distante appena 150 metri, ma sono stati recuperati dai volontari della Ong.
“Non riusciamo più a contenere la disperazione. Non riusciamo più a spiegare. Le parole mancano. Siete dei vigliacchi”, attacca Open Arms su Twitter riprendendo un post del fondatore Oscar Camps.
Qualche ora fa, l’estrema richiesta di entrare nel porto di Lampedusa e di far sbarcare le persone a bordo. Ipotesi che ha però trovato nuovamente un blocco da parte del Viminale. Non solo Matteo Salvini ha ribadito un secco no allo sbarco, ma anche attaccato la Ong per il rifiuto di accettare il porto sicuro offerto dal governo spagnolo.Troppe, per Open Arms, le 965 miglia che separano Lampedusa da Algeciras, il porto della regione dell’Andalusia, di fronte al Marocco, indicato dal Premier Sanchez.
Dalla Spagna è anche arrivata la proposta di fare attraccare la nave in un porto delle Baleari, Palma di Maiorca o di Mahon, a Minorca, più vicino rispetto a quello indicato ieri pomeriggio ad Algeciras. Questa, in effetti, sembra poter essere l’unica soluzione possibile. Il comandante della nave, Marc Reig, ha ribadito la necessità di sbarcare subito e ha chiesto l’aiuto condiviso di Spagna ed Italia per organizzare lo sbarco.
“Con la nostra imbarcazione a 800 metri dalle coste di Lampedusa, gli stati europei stanno chiedendo a una piccola ONG come la nostra, di affrontare 590 miglia e 3 giorni di navigazione, in condizioni metereologiche peraltro avverse, con 107 persone stremate a bordo e 19 volontari e volontarie molto provati che da più di 24 giorni provano a garantire quei diritti che l’Europa nega”, scrive la Ong in un comunicato, come informa Tgcom24. “Se davvero un accordo è stato trovato, è indispensabile che Italia e Spagna si assumano la responsabilità di garantire, mettendo a disposizione tutti i mezzi necessari, che queste persone finalmente sbarchino in un porto sicuro”.
Fonte: Ansa, Open Arms Twitter, Tgcom24
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