Niente più panino da casa. Questo quanto stabilito dalla Corte di Cassazione, che ha ribaltato la sentenza della Corte d’Appello del 2016, e accogliendo i ricorsi di Miur e Comune di Torino. La sentenza riconosce al pasto collettivo a scuola un valore educativo e sociale insito nel progetto pedagogico del tempo pieno.
Si discute ancora di pasti nelle scuole ma stavolta non c’entra l’assegno di Antonio Candreva. Una questione diversa da quella, di qualche tempo fa, circa l’impossibilità da parte di una famiglia di versare le retta per la mensa alla propria figlia. A quest’ultima era stato servito un pacchetto di salatini e del tonno, accendendo le polemiche. Stavolta, il problema riguarda il panino portato da casa. Secondo le Sezioni Unite della Cassazione – che hanno accolto il ricorso presentato dal Comune di Torino – non esiste un “diritto soggettivo” a mangiare il panino portato da casa nell’orario della mensa e nei locali scolastici. Pertanto, informa Rainews, la gestione del servizio di refezione è rimesso “all’autonomia organizzativa” delle scuole.
La sentenza 20504/19 depositata oggi ha sancito “il principio secondo cui un diritto soggettivo perfetto e incondizionato all’autorefezione individuale, non è configurabile”. La Cassazione ha quindi smentito, annullandola, la sentenza della Corte d’Appello di Torino che aveva affermato la sussistenza, alla luce delle norme vigenti e dei principi costituzionali in tema di diritto all’istruzione, all’educazione e all’autodeterminazione in tema di scelte alimentari. Semplificando, i genitori degli alunni delle scuole dell’obbligo avrebbero diritto a scegliere tra il servizio di ristorazione scolastica ed il pasto portato da casa.
Tuttavia, secondo la Cassazione le “personalità dei singoli alunni” e “la valorizzazione delle diversità individuali a scuola” devono realizzarsi “nei limiti di compatibilità con gli interessi degli altri alunni e della comunità”. La mensa viene intesa quindi come una regola scolastica, momento di condivisione e tolleranza, valori incompatibili col panino portato da casa. Gli studenti possono influire sulle scelte riguardanti le modalità di gestione del servizio mensa, rimandate all’autonomia organizzativa delle istituzioni scolastiche.
“Alla luce del nuovo pronunciamento delle Sezioni Unite” – dichiara l’assessora all’istruzione Antonietta Di Martino, riporta Adnkronos – “l’Amministrazione procederà a supportare le famiglie e le scuole nelle prossime delicate fasi organizzative che conseguono al suddetto pronunciamento”. Proteste anche da parte dei genitori – che avevano aperto la questione – aderenti al Gruppo CaroMensa: “Si butta via la Costituzione” “La Cassazione a Sezioni Unite ha deciso: la scuola dell’obbligo gratuita da Costituzione è da buttare nel cesso, d’ora in avanti o paghi la minestra o salti la finestra (sempre che non ti portino via la casa per morosità)”.
Fonte: Ansa, Adnkronos
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