Stephen Ogongo, giornalista originario del Kenya e fondatore del movimento antirazzista “Cara Italia”, ha chiesto di chiudere la pagina Facebook di Matteo Salvini, sulla scia delle richieste inoltrate a Carola Rackete nella denuncia contro il Ministro dell’Interno.
Carola Rackete ha fatto centro? La richiesta della 31enne tedesca di chiudere i profili social di Matteo Salvini sembe sia stata messa in pratica, anche se attraverso strade diverse da quella auspicate dalla ex Comandante di Sea Watch. Sarebbe stato lo stesso Facebook, infatti, a cancellare alcuni post della Lega, in seguito alle denunce per incitamento all’odio. Ad avanzare la richiesta Stephen Ogongo, un giornalista originario del Kenya e fondatore del movimento antirazzista “Cara Italia“. Il giornalista ha richiesto al social di mettere in pratica le politiche e le normative contro il razzismo e l’incitamento all’odio. “Queste pagine sono diventate luoghi di ritrovo virtuale per le persone che portano avanti apertamente discorsi sessisti, razzisti e di odio nei confronti degli immigrati, dei rifugiati, dei rom, delle ong e dei volontari che salvano le persone in mare”, ha sottolineato Ogongo che, nel dare la notizia circa la cancellazione dei post parla a chiare lettere di un primo passa verso la chiusura della pagina FB ufficiale del Ministro dell’Interno e di altre che ne sostengono l’azione politica. La cancellazione sarebbe stata effettuante non nel profilo personale del Ministro ma su un’altra pagina ufficiale “Salvini – Premier”. Uno smacco pesantissimo, quindi.
“Lo dicevamo da molto tempo: le pagine della Lega e di Matteo Salvini sono mezzi di propagazione dell’odio, e finalmente Facebook ha ammesso di aver trovato sulla pagina della Lega alcuni contenuti che violano i loro standard della community”, ha commentato Ogongo all’agenzia Dire. Tutti i post del Vicepremier leghista, ha sottolineato il giornalista, sarebbero studiati per incitare le persone ad attaccare i soggetti presi di mira dal post stesso.
L’unico motivo per cui la pagina del Ministro dell’Interno non è stata ancora chiusa, è la tesi di Ogongo, sarebbe il traffico generato dai commenti d’odio. Una questione di profitto e marketing,. “Ma questo è sbagliato perché non si può guadagnare attraverso questo genere di cose. Non può fare tutto ciò che vuole. Chi riveste incarichi di governo si deve comportare in modo responsabile, non può alimentare odio”, denuncia ancorail giornalista. “Facebook rischia non solo di essere considerato complice di chi promuove l’odio, ma anche di essere considerato un’azienda che guadagna su questo tipo di contenuto”, prosegue.
In una missiva riportata su Stranieri in Italia, Ogongo ha affermato di condividere le richieste avanzate da Carola Rackete, rilanciando l’appello a Mark Zuckerberg di chiudere le pagine ufficiali di Salvini e della Lega. “Il razzismo, il sessismo, l’incitamento all’odio e tutti i commenti offensivi presenti in queste pagine vanno contro gli standard della comunità di Facebook relativi all’incitamento all’odio“, si legge. “Senza aspettare di ricevere le segnalazioni, Facebook dovrebbe prendere l’iniziativa e chiudere tutte le pagine che incitano all’odio. I dirigenti di Facebook devono assumersi la responsabilità di pulire Facebook dalle pagine e utenti fomentatori di odio o di hate speech. Se non lo fanno, Facebook rischia davvero di essere considerato il complice di neo fascismo emergente”, conclude. In pratica Ogongo auspica che il social network, arbitrariamente, senza preavviso e senza neanche segnalazione procede alla rimozione dei post e delle pagine considerate antagoniste. Non chiede il varo di una procedura di garanzia a beneficio di tutti ma un intervento unilaterale, senza appello. Quello che, in altri tempi, si chiamava censura. In nome del politicamente corretto, quindi, si arriverebbe all’abolizione della politica pensata come luogo di confronto. Individua il post “razzista” e metti a tacere il tuo nemico, quindi. Una moderna caccia alle streghe con le parole “fakenews” “razzismo” “sessismo” usate come capi d’imputazione verso tutti, fosse anche un Ministro della Repubblica.
Ma Ogongo ha cantato troppo presto vittoria e la sua sortita non ha avuto altro effetto che mostrare un progetto sconcertante e pericoloso – non nei fini, certo, ma nelle modalità proposte. A ridimensionare il progetto del giornalista, ha provveduto l’Ufficio Comunicazione delle Lega con una nota ripresa dall’Adnkronos: “Riguardo le notizie di stampa secondo le quali Facebook, su iniziativa del signor Stephen Ogongo, avrebbe rimosso alcuni post della pagina ufficiale ‘Lega-Salvini Premier’, sottolineiamo che non abbiamo rilevato la rimozione di alcun post da noi prodotto, né abbiamo ricevuto da Facebook comunicazioni riguardo la rimozione di contenuti prodotti dalla pagina, come di norma avviene in questi casi, e che dunque i vari articoli comparsi negli ultimi giorni risultano totalmente destituiti di fondamento“.
Un portavoce di Fb ricostruisce la vicenda, spiegando che “quando le persone ci segnalano una Pagina per intero per violazione dei nostri Standard della Comunità, di norma notifichiamo loro qualunque provvedimento preso nei riguardi dei contenuti presenti sulla Pagina“. Facebook spiega nello specifico cosa ha provocato la notizia, non vera, sulla cancellazione dei post: “Lo scorso 25 luglio abbiamo inviato a un utente che aveva segnalato la Pagina ‘Lega – Salvini Premier’ una notifica che confermava la violazione dei nostri Standard della Comunità. Questa violazione era relativa ad un post effettuato da un altro utente sulla Pagina e non dall’amministratore stesso della Pagina. Ci rendiamo conto che il nostro messaggio ha creato della confusione e ci scusiamo per qualunque disagio questo possa aver causato“. Quindi lo staff del social chiarisce che i post rimossi riguardavano materiale postato da altri utenti direttamente sulla pagina e non dagli Amministratori. Stephen Ogongo aveva ricevuto la comunicazione che alcuni post della pagina sarebbero stati rimossi per “incitamento all’odio” in violazione degli standard di Facebook. A testimoniarlo uno screenshot che lui ha postato sulla sua bacheca, dove team di Facebook sosteneva: “Abbiamo rimosso alcuni contenuti (post e foto) anziché l’intera pagina“. Quindi il giornalista era in buona fede, ma il desiderio bruciante di vedere chiusa la pagina del Ministro dell’Interno gli ha giocato un brutto scherzo.
“Non sanno più cosa inventarsi! – scrive Matteo Salvini su Facebook – Il signor Stephen Ogongo ha affermato di aver ottenuto la rimozione di post pubblicati dalla pagina Facebook della Lega per ‘incitazione all’odio’… E tanti ‘giornaloni’ – e qui il vicepremier cita La Repubblica in particolare – hanno lanciato la notizia come vera. Tutto falso ovviamente, gli piacerebbe censurarci. Ma così non sarà! Viva la libertà della Rete!”.
Fonte: Dire, Stranieri in Italia, Adnkronos, Matteo Salvini FB, Stephen Ogongo FB
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