I parlamentari saliti a bordo della Sea Watch 3 lo scorso gennaio – Nicola Fratoianni, Riccardo Magi e Stefania Prestigiacomo – si sono rivolti al presidente della Camera per far valere l’immunità parlamentare.
Sono stati multati per essere saliti a bordo della Sea Watch 3 lo scorso 26 gennaio. A bordo di quella Ong in mare nelle acque libiche, c’erano 47 migranti, tra cui 8 minori non accompagnati. Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana; Riccardo Magi, di +Europa; e Stefania Prestigiacomo, in rappresentanza di Forza Italia, raggiunsero la nave salendo su un gommone noleggiato privatamente chiedendo di far sbarcare i profughi a bordo. Per quell’azione, sono stati multati e dovrebbero versare la cifra di 2mila euro. Tuttavia, i deputati hanno ora chiesto alla Camera di potersi avvalere dell’immunità parlamentare essendo saliti a bordo, in quell’occasione, proprio in qualità del loro ruolo politico.
Fratoianni afferma senza mezzi termini dell’ingiustizia della multa: “Siamo stati puniti per il reato di solidarietà. Di questo non posso che essere fiero. Ma la questione è un’altra. Siamo stati multati nell’esercizio delle nostre prerogative costituzionali. E cioè mentre stavamo effettuando una missione ispettiva”, spiega il deputato di SI, come ripreso da La Sicilia. “Per questo ci siamo rivolti al presidente della Camera dei deputati Fico e alla Giunta per le autorizzazioni di Montecitorio. Si tratta di garantire la tutela di una prerogativa molto importante”, ha proseguito.
Fa eco Stefania Prestigiacomo: “La vicenda è sempre la stessa. Siamo stati multati perché la Capitaneria di Porto ci ha contestato, con dei verbali, una serie di violazioni commesse”, dice all’Adnkronos, come riportato da Il Tempo. “Noi ci stiamo opponendo perché riteniamo di non aver commesso alcuna violazione, ma soprattutto di aver esercitato le nostre prerogative da parlamentari”, prosegue. Infine Riccardo Magi commenta: “Il presidente Fico ha rimandato la questione alla Giunta per le autorizzazioni della Camera, che ci ha chiesto di inviare tutta la documentazione, come i verbali delle sanzioni, e le nostre argomentazioni a supporto del fatto che quella attività rientra in un atto di sindacato ispettivo dei parlamentari”.
I tre vogliono ribadire l’insindacabilità dell’attività ispettiva dei parlamentari di fronte a ipotesi di trattamenti inumani e degradanti e in violazione dei diritti fondamentali, come sarebbe accaduto a bordo della Sea Watch. In sostanza, stavano facendo il loro lavoro, cioè esercitare la funzione di sindacato ispettivo.
Fonte: La Sicilia, Il Tempo