Macron: “I migranti vanno nel porto sicuro più vicino, quindi in Italia”

Dopo il fallimento del vertice di Helsinki, il prossimo settembre si terrà un incontro a Malta per raggiungere accordo europeo sulla gestione migranti e delle richieste d’asilo.

Migranti settembre vertice Malta - Leggilo

Da una parte l’asse franco-tedesco; dall’altra quello italiano-maltese. Le divisioni sono emerse durante il meeting di Helsinki tenutosi tra i Ministri dell’Interno, incontro che ha affrontato la tanto spinosa questione migranti. Ma il tutto si è risolto con un nulla di fatto e l’Europa è restata divisa. Nel corso della riunione – lo ricorda Agi – non è stato raggiunto alcun accordo sulla linea da tenere sugli sbarchi. I quattro protagonisti – Matteo Salvini, Michael Farrugia, Horst Seehofer e Christophe Castaner – nonostante gli sforzi, non sono riusciti a trovare un’intesa.

Uno dei punti di rottura è stata la questione del porto di primo approdo. “Non firmerò mai un documento che dica che tutti arrivino a casa mia. Priorità sono le frontiere esterne e le espulsioni”, ha affermato Salvini al termine della riunione. Malta e Italia hanno contestato l’idea del primo porto sicuro di approdo per gli immigrati immaginando che la redistribuzione dei soli profughi lasci nei primi Paesi di arrivo i clandestini, difficili da espellere.

Tedeschi e francesi sostenevano al contrario l’approvazione di un testo in cui proponevano l’istituzione di una “coalizione di volontari” occupata nella distribuzione sistematica dei migranti soccorsi, evitando ogni volta le trattative. Non è andata meglio sul fronte delle Ong. Salvini ha insistito per rafforzare l’impegno per prevenire le partenze e incrementare le espulsioni, inserendo una lista di Paesi sicuri “per cui prevedere delle riammissioni automatiche”.

Cosa prevede la Convenzione di Dublino

Per questo, vista l’assenza di un concordato, i quattro hanno deciso di convocare un vertice straordinario che dovrebbe tenersi alla Valletta a settembre, come ha reso noto anche Rainews. Uno dei primi punti da discutere, che regola tra l’altro la distribuzione in ambito europeo dei migranti, è la Convenzione di Dublino.
Prevede che lo Stato responsabile per l’esame della richiesta d’asilo sia quello di primo approdo nell’Unione Europea e non quello dove chi richiede protezione umanitaria desidera ottenerla.

Il rinnovo della convenzione nel 2014 – informa Open Migration – ribadì i principi base ed aggiunse tra le clausole il divieto di depositare la domanda in più di un Paese dell’Unione. Un vincolo controllato tramite l’Eurodac, il sistema di archiviazione delle impronte digitali dei migranti. Il meccanismo causa pressione sui Paesi di frontiera e allunga i tempi d’attesa per i richiedenti asilo. Nonostante le varie proposte di rinnovo, però, non si è mai giunti ad una reale modifica delle norme, specie quelle sul “primo approdo”.

Macron, “i migranti nel porto più vicino”

Ma quali sono, nello specifico, le linee di ciascun Paese? Come informa Open, la posizione della Francia di Emmanuel Macron è chiara: al confine a Mentone non entra nessuno ma… in Italia porti aperti. La sua linea – condivisa dalla Germania – è un “meccanismo di solidarietà” che consiste nel far sbarcare i migranti nel porto sicuro più vicino, come stabilisce il diritto internazionale. In cambio, gli Stati che sono parte dell’accordo promettono la redistribuzione in maniera rapida ed automatica in base ad un sistema di quote e Pil. Questo manterrebbe Italia e Malta come primi Paesi d’approdo, ragione per la quale Matteo Salvini vi si è opposto fermamente fin dal principio.

Secondo il Vicepremier, per gli avversari l’Italia dovrebbe continuare a essere il “campo profughi d’Europa“. Anche sui tempi di redistribuzione non si trova un punto di incontro: i Paesi di prima accoglienza spingono perché questa venga effettuata prima che la domanda venga depositata, mentre gli altri, quando si dichiarano aperti ad accogliere rifugiati, pongono la condizione che questo avvenga una volta che la domanda viene accettata. “Bisogna lavorare con un coerente impegno politico e finanziario, per attuare accordi di sbarco con i Paesi terzi”, sostiene Salvini nel non-paper, il documento ufficioso prodotto a Helsinki.

L’obiettivo è quello di creare “corridoi umanitari” per chi può essere accolto nei Paesi UE e “misure di redistribuzione obbligatorie“. Il documento – che verrà riproposto a settembre – sottolinea anche l’importanza della prevenzione delle partenze tramite la creazione di hotspot per i richiedenti asilo nei Paesi limitrofi a quelli di provenienza. Si specifica anche la necessità di aumentare i rimpatri, che dovrebbero essere gestiti equamente da tutti i Paesi membri o direttamente dall’Unione Europea. Infine, si segnala la necessità di stilare una lista di Paesi sicuri in cui i richiedenti asilo vengano riammessi automaticamente.

Chiara Feleppa

Fonte: Open, Open Migration, Agi, Rai news

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