Eseguite quattro misure cautelari personali e di beni su un gruppo criminale che aveva in gestione centri di accoglienza straordinari per migranti in provincia di Imperia.
Finiti sotto inchiesta due centri di accoglienza, nella provincia di Imperia, gestiti da una cooperativa piemontese che ospitava più di 120 migranti. Quattro persone – che si occupavano della gestione del centro – hanno ricevuto misure cautelari personali e di beni. I reati loro contestati sono quelli di associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato e riciclaggio. Altre dieci persone sono invece indagati, ma per ora piede libero. Una di queste è una ex funzionaria della Prefettura di Imperia, mentre tra gli arrestati figura un noto avvocato torinese. Come riportato dall’Ansa, in manette è finito anche il responsabile della cooperativa sociale Caribù, la cui sede è in provincia di Cuneo. Questo aveva in gestione i due centri, assieme alla propria compagna e alla sorella. Ai tre è contestato il reato di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla sorella del responsabile anche quello di autoriciclaggio in concorso.
Una vicenda non certo nuova, che ricorda l’indagine “Fake Onlus” di Lodi e quella che ha portato all’arresto del capo del consorzio “Maleventum”. In questo caso, secondo quanto affermato dalla Guardia di Finanza e riferito da AskaNews, gli indagati avrebbero frodato un milione e 300mila euro su un milione e 700mila euro di fondi pubblici erogati dalla Prefettura per la gestione quotidiana dei migranti. La frode sarebbe consistita nella comunicazione quotidiana di un numero più alto di immigrati ospitati nei centri rispetto a quello effettivo e nella sovra fatturazione di costi solo in parte affrontati per fornire ai migranti i servizi previsti dall’appalto pubblico.
Il Procuratore aggiunto Grazia Pradella ha dichiarato: “Tra i metodi per risparmiare c’era lo sfruttamento del lavoro e un trattamento inaccettabile delle condizioni fisiche e psichiche dei migranti. Il Gip nella sua ordinanza scrive che venivano trattati come bestie”. Nelle intercettazioni risultate agli atti, si disquisisce sul tipo di cibo da dare per ottimizzare i costi. Pare che venissero offerte anche parti di animali come polmoni o rimanenze. “Chi provava a ribellarsi, di questo abbiamo la prova in un’intercettazione, è stato picchiato e umiliato”, spiega Pradella.
Fonte: Ansa, AskaNews