La Sezione disciplinare del Consiglio superiore della Magistratura ha sospeso dalle funzioni e dallo stipendio il Pm romano Luca Palamara, indagato a Perugia per corruzione. Un esito prevedibile, visto il caos scoppiato e le accuse rivolte all’ex Presidente dell’Associazione nazionale Magistrati.
Un esito già previsto da giorni. Da quando, scoppiato il caos intorno al Pm romano indagato per corruzione, le toghe hanno cominciato una ad una a cadere o ad autosospendersi. In realtà, informa Adnkronos, a decidere per la sospensione del Magistrato Luca Palamara, ex presidente dell’Anm, è stato il collegio disciplinare del Consiglio superiore della Magistratura, che ha accolto la richiesta del Procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio, a sua volta coinvolto nello scandalo e indagato per rivelazione di segreto proprio a Palamara, al quale avrebbe riferito dell’indagine a suo carico. Al Magistrato, a cui sarà sottratto anche lo stipendio, sarà comunque corrisposto un assegno alimentare che va da 1/3 a 2/3 della retribuzione in base al grado di carriera raggiunto. “Continuerò a difendermi nel processo”, ha commentato Palamara, mentre i suoi legali – Benedetto Marzocchi Buratti e Roberto Rampioni – non si sono detti sorpresi dalla decisione del Csm e hanno annunciato di fare ricorso in Cassazione dopo aver letto le motivazioni.
Nello specifico, a Palamara viene contestato di aver violato i suoi doveri di Magistrato per aver messo le sue funzioni a disposizione dell’imprenditore e suo amico Fabrizio Centofanti in cambio di viaggi e regali. Accuse che – ricorda Il Sole 24 ore – Palamara respinge totalmente. Mai infatti avrebbe piegato “la sua funzione a fantomatici interessi”, dice l’ex consigliere del Csm che ha negato di aver ricevuto un anello da circa 2mila euro.
Le conversazioni di Palamara
Al termine dell’udienza del 9 luglio, durata tre ore, Palamara ha spiegato anche di aver depositato una articolata memoria difensiva, corredata di documenti, per dimostrare che la notizia del procedimento penale a Perugia, in riferimento al reato di rivelazione del segreto, era già nota all’interno del suo ufficio. In più, regali e viaggi erano stati da lui pagati. Inoltre, il collegio ha respinto le richieste di ricusazione, avanzate dalla difesa di Palamara, nei confronti dei consiglieri Piercamillo Davigo e Sebastiano Ardita.
Nelle carte depositate c’è anche un’ interessante conversazione – lo riporta Maurizio Belpietro per La Verità – tra Palamara e Maria Vittoria Caprara, allora Magistrato segretario del Csm e ora ricollocata nel suo ruolo di Giudice a Velletri. I due si sono incontrati dopo che Palamara aveva appreso dal consigliere Luigi Spina alcuni particolari sull’informativa arrivata al Csm da Perugia. Facendo riferimento alle carte arrivate proprio da Perugia Palamara le dice: “Mi raccomando non te ne uscire con nessuno, lo sai solo tu o sennò è la fine ce ne andiamo in galera.Io so talmente tante cose che faccio cascare tutti là”. E lei dice che avrebbe taciuto, anche con il suo compagno.
“Mi raccomando non te ne uscire con nessuno, lo sai solo tu”, insiste lui. “Non abbatterti“, dice lei. E Palmara insiste: “Tu ormai sei parte di me eh? Capito? Volevo condividere questa cosa, ora l’ importante è che rimanga nel segreto della tomba”. La donna definisce i presunti nemici di Palamara “pezzi di merda, banditi, cioè gente che deve andare in galera”. Negli interrogatori, però, Palamara ha negato che fosse stato Spina a riferirgli le notizie sensibili per cui temeva di rischiare il carcere. Sarebbe stato Giovanni Bianconi, il noto giornalista, ad informarlo della nomina del Procuratore di Roma. Della notizia, però, sarebbero stati tutti a conoscenza.
Agli atti, risulta solo un’intercettazione con un Giovanni non identificato risalente al 21 maggio che in effetti disquisisce con Palamara di nomine e si riferiscono ad una precedente conversazione sullo stesso argomento.
Fonte: Adnkronos, La Verità