La Capitana della Sea-Watch Carola Rackete ha rilasciato un’intervista ad alcuni giornali europei, come il Der Spiegel o il Guardian. In Italia, a La Repubblica, ha parlato dei giorni trascorsi in mare e nelle intricate vicende che l’hanno vista coinvolta nelle polemiche.
Rifarebbe tutto, dice la comandante della Sea Watch, Carola Rackete, in un’intervista rilasciata a “La Repubblica“. “Abbiamo abbattuto un muro. Quello innalzato in mare dal Decreto sicurezza bis. Siamo stati costretti a farlo. Talvolta servono azioni di disobbedienza civile per affermare diritti umani e portare leggi sbagliate di fronte a un Giudice. In Germania sappiamo bene che ci sono stati dei periodi bui in cui i tedeschi seguivano leggi e divieti che non andavano bene: solo per il fatto che qualcosa è legge non vuol dire che sia una buona legge”, ha detto la 31enne tedesca. Va orgogliosa, dice, dei graffiti e degli striscioni che le sono stati dedicati. Ma resta umile: “Non mi sento un’eroina. Spero che ciò che ho fatto sia di esempio per la mia generazione: non dobbiamo stare seduti ad aspettare, non siamo costretti ad accettare tutto nel silenzio e nell’indifferenza. Possiamo alzarci in piedi, possiamo fare qualcosa, usare il cervello e il coraggio. Se ci sono dei problemi, facciamo qualcosa di concreto per risolverli”.
Carola ha infine spiegato di essere “un’ambientalista convinta, atea e cittadina europea. Non ho un appartamento, non ho un’auto e non ho una famiglia. Giro il mondo da quando ho 23 anni. Non mi sento particolarmente tedesca, sto in Germania appena un mese all’anno. Siamo cresciuti con l’idea dell’Unione Europea, e troppo spesso ci dimentichiamo quanto sia importante questa istituzione. Dovrebbe essere ancora più integrata, così gli Stati sarebbero costretti ad accettare la redistribuzione dei richiedenti asilo, invece di fare quei balletti ridicoli. Alle ultime europee ho votato per Yanis Varoufakis“. Ciò che si augura, è che ci saranno in futuro soluzioni concrete in Europa per i migranti.
L’idea è stata ribadita anche al giornale tedesco Spiegel, in cui ha affermato senza mezzi termini il fallimento dell’UE nella gestione dei flussi migratori. “Ho avuto l’impressione che a livello internazionale e nazionale nessuno volesse davvero aiutare, continuavano a passarsi la patata bollente mentre noi a bordo avevamo ancora 40 persone salvate. L’equipaggio ha inviato diversi rapporti medici giornalieri sulle condizioni dei migranti, anche al Centro di coordinamento di Roma. Ma nessuno ha risposto”, dice, poi l’attacco a Matteo Salvini dopo la querela: “Il suo modo di esprimersi non è rispettoso, per un politico di alto livello non è appropriato”.
Nell’intervista al Guardian, invece, ha sottolineato che “le vite umane valgono più di qualsiasi gioco politico. L’incidente al porto è stata la conseguenza disperata di una catena di eventi frustrante che era partita almeno 20 giorni prima”. Anche nell’intervista al giornale britannico torna ad attaccare Salvini: “Rappresenta un fenomeno, quello dell’avanzata dei partiti di destra, che sfortunatamente sta prendendo piede in Europa, anche in Germania e Gran Bretagna. Un fenomeno che parla di immigrazione senza essere supportato dai fatti”.
Fonte: Repubblica, Guardian, Spiegel