La barca a vela dell’ong Mediterranea Saving Humans ha anticipato la Guardia Costiera libica e caricato a bordo 54 migranti.
Intorno alle 15.45 di oggi Alarm Phone, il servizio telefonico che raccoglie le richieste di aiuto di migranti in difficoltà in mare, ha ricevuto una telefonata da parte di una “barca in pericolo proveniente dalla Libia”.
Alle 15h57 CEST ci ha chiamati una barca in pericolo proveniente dalla #Libia, con 55 persone, incl. 11 donne e 4 bambini. Abbiamo informato le autorità e #Mediterranea, che ha localizzato la barca. Non devono essere riportate in Libia ma soccorse e sbarcate in un #portosicuro!
— @alarmphone (@alarm_phone) July 4, 2019
Come riportato da Agi, subito dopo sono state informate le autorità e Mediterranea Saving Humans si è messa in viaggio per raggiungere il “gommone in pericolo con 55 persone, di cui 11 donne (una incinta) e 4 bambini”.
🔴 ADESSO
Alex si sta dirigendo verso gommone in pericolo con 55 persone a bordo, di cui 11 donne (una incinta) e 4 bambini. ITMRCC Roma ha appena risposto "Guardia Costiera libica coordina evento SAR e sta mandando motovedetta." Devono essere salvati, non riportati in Libia.
— Mediterranea Saving Humans (@RescueMed) July 4, 2019
L’ong italiana ha reso noto di aver contattato il centro di controllo italiano, il quale ha risposto che la zona Sar fosse di competenza della Libia. L’Italia infatti avrebbe replicato: “La Guardia Costiera libica coordina l’evento Sar e sta mandando una motovedetta”. Mediterranea, però, ha ignorato questo messaggio dirigendosi con la nave Alex, una barca a vela di 20 metri, verso il luogo in cui si trovava l’imbarcazione contenente gli immigrati in difficoltà, in quanto – a detta dell’Ong – questi migranti “devono essere salvati, non riportati in Libia”.
But people must be rescued, not captured and deported back to #Libya.
— Mediterranea Saving Humans (@RescueMed) July 4, 2019
Insomma, dopo la mancata convalida dell’arresto di Carola Rackete, capitana della Sea Watch, le Ong si sentono di avere mano ormai completamente libera nel soccorso e sbarco in Italia dei migranti raccolto nel Mediterraneo. Nel caso di specie, con la Mare Jonio sotto sequestro, Mediterranea agisce con il veliero Alex, finora utilizzato solo come barca d’appoggio e per questo in grado di offrire solo il primo soccorso. Un problema facilmente superabile, visto che vicino ad esso navigano navi attrezzate per il search and residue di altre Ong come la Open Arms e la Sea Eye.
Infatti, ad appena un’ora dalla notizia dell’avvistamento, Mediterranea ha annunciato che “tutti i 54 naufraghi sono stati salvati e si trovano adesso a bordo di Alex”, in quanto la motovedetta libica sarebbe “arrivata tardi”. La realtà dei fatti potrebbe, però, essere diversa. La Marina di Tripoli avrebbe “intimato l’alt”, inseguito la barca a vela e alla fine desistito.
🔴 Tutti i 54 naufraghi sono stati salvati e si trovano adesso a bordo di ALEX #Mediterranea. Tra loro 11 donne (tre incinte) e 4 bambini. Motovedetta libica arrivata tardi, prima intima l'alt, poi si allontana dalla scena.
— Mediterranea Saving Humans (@RescueMed) July 4, 2019
Scongiurato dunque il ritorno dei migranti in Libia, mentre il Ministro dell’Interno Matteo Salvini ha tuonato: “Gli immigrati presi a bordo da Mediterranea sono in acque libiche – è l’affondo del leader della Lega – e attualmente sono più vicini di decine di miglia nautiche alla Tunisia rispetto a Lampedusa. Se questa Ong ha davvero a cuore la salvezza degli immigrati faccia rotta nel porto sicuro più vicino – è l’avvertimento del vicepremier – altrimenti sappia che attiveremo tutte le procedure per evitare che il traffico di esseri umani abbia l’Italia come punto di arrivo”.
Come riferito da Adnkronos, la richiesta di Alex sarebbe tuttavia di un “porto sicuro” che non sarebbe né uno della Tunisia, né uno di Malta. Si starebbe profilando quindi un nuovo scontro tra Ong e Governo italiano simile a quello dei giorni scorsi con Sea Watch.
Felici di aver strappato 54 vite umane all'inferno della #Libia. Adesso serve subito un #portosicuro
— Mediterranea Saving Humans (@RescueMed) July 4, 2019
La barca a vela dell’Ong Mediterranea è dunque in navigazione verso Lampedusa trainata – o comunque guidata – dalla nave spagnola Open Arms che non risulta abilitata al soccorso dalla propria autorità di bandiera e si limita pertanto a coadiuvare le altra imbarcazioni. Si attende, a breve, un altro caso Sea Watch.
Fonte: Alarm Phone Twitter, Agi, Mediterranea Twitter, Adnkronos