Carola Rackete libera, il Gip: “Ha agito per obbligo morale, tutte le sue scelte sono state giuste”

Carola Rackete è libera per decisione del Gip Alessandra Vella che ha deciso di non convalidare l’arresto per la 31enne tedesca, al timone della Sea Watch 3.

Motivazioni gip Alessandra Vella - Leggilo

Carola Rackete torna libera. Il Giudice per le Indagini Preliminari di Agrigento Alessandra Vella non ha convalidato l’arresto della comandante della Sea Watch e non ha disposto nei confronti della trentunenne tedesca nessuna misura cautelare rigettando la richiesta avanzata dalla Procura di convalida del provvedimento e di divieto di soggiorno in provincia di Agrigento. Secondo quanto informa l’Ansa, infatti, il reato di resistenza a nave da guerra non sussisterebbe in quanto la motovedetta della Finanza speronata dall’imbarcazione della Ong tedesca non sarebbe una nave da guerra. Infatti, le unità navali della Guardia di Finanza sono considerate navi da guerra solo quando operano al di fuori delle acque territoriali. Quanto al presunto schiacciamento della motovedetta, spiega il Gip, “il gesto, da quanto emerge dal video, deve essere molto ridimensionato, nella sua portata offensiva, rispetto alla prospettazione accusatoria fondata solo sulle rilevazioni della polizia giudiziaria“.

Allo stesso modo, non sussiste il reato di resistenza a pubblico ufficiale perché l’indagata avrebbe agito in adempimento ad un dovere che non consiste nel prendere i migranti a bordo, ma condurli al porto sicuro più vicino. L’attracco da parte della Sea Watch alla banchina del porto di Lampedusa, che era già da due giorni in acque territoriali, appare conforme al testo unico sull’immigrazione nella parte in cui fa obbligo al capitano e alle autorità nazionali indistintamente si prestare soccorso e prima assistenza allo straniero rintracciato in occasione dell’attraversamento irregolare della frontiera”, ha spiegato Vella.

Inoltre, la scelta di dirigere la nave verso Lampedusa non è stata strumentale ma obbligata secondo il giudice, spiega AGI, in quanto i porti della Libia e della Tunisia – indicati come punti d’attracco – non sono ritenuti sicuri. Quelli di Malta, invece, venivano esclusi perché più distanti e quelli tunisini, che a loro volta non sono stati ritenuti “conformi alla convenzione di Amburgo“. Ancora, secondo il Giudice, “il decreto legge Sicurezza bis non è applicabile alle azioni di salvataggio in quanto riferibile solo alle condotte degli scafisti“. In sostanza, la decisione assunta dal comandante di Sea Watch risulta “conforme alle raccomandazioni del commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa e a recenti pronunciamenti giurisprudenziali”. Carola Rackete avrebbe agito secondo obblighi morali, rendendo nulle, in modo legittimo, le direttive ministeriali in materia di porti chiusi o di divieto di ingresso, transito e sosta alla nave, nel mare nazionale.

Fonte: Ansa, AGI

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