Come preannunciato da Luca Casarini, la Mediterranea è tornata in mare questa mattina diretta in zona Sar libica per proseguire l’azione di soccorso dei migranti.
Nave che viene, nave che torna: il caso Sea Watch non sembra fermare le Ong. Sembra una dichiarazione di guerra, o più semplicemente un preannuncio di quello che accadrà nei prossimi mesi. Come ha annunciato l’Ong Mediterranea Saving Humans, infatti, la Mediterranea è tornata in mare questa mattina. “Siamo partiti – ha scritto su Twitter – Non ci siamo mai fermati, a dire il vero, perché non è sequestrando una nave che si possono fermare Mediterranea e la sua missione. Torniamo in mare quindi, anzi ci siamo già”. Poi un riferimento alle ultime vicende che hanno colpito la Ong tedesca: “Senza la Mare Jonio, che assurdamente rimane dietro il cancello di un porto per avere salvato 30 persone, tra cui la nostra piccola Alima. Senza i nostri comandanti, indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, come Carola Rackete, semplicemente per avere fatto quello che è giusto, quello che il diritto del mare e dei diritti umani prevede”.
L’obiettivo della Ong, diretta in zona Sar libica, è ancora una volta monitorare e “denunciare le violazioni dei diritti umani in un mare che i Governi europei hanno trasformato in un cimitero deserto; prestare il primo soccorso, se incontreremo qualcuno che ha bisogno di aiuto; ed ostacolare l’azione dei trafficanti delle Ong”.
Insieme a Mediterranea Saving Humans, scrive Adnkronos, ci sono anche Proactiva Open Arms e Aylan Kurdi di Sea-Eye. “Non siamo soli, soprattutto, perché Mediterranea siete voi, voi tutte e tutti che riempite le vie di terra, che siete a bordo in ogni istante, ovunque vi troviate, proteggendo i naviganti e aspettandoli nei porti, sempre. Buon vento, Mediterranea!”, si legge in un altro tweet. E ancora, pochi minuti fa, un aggiornamento sulla localizzazione dell’imbarcazione:
L’intenzione di tornare in mare era stata preannunciata da Luca Casarini, capomissione della Ong Mediterranea, durante una conferenza stampa indetta a bordo della Rainbow Warrior di Greenpeace, attraccata nel porto di Palermo. “A brevissimo, questione di ore al massimo un giorno, torneremo in mare con un’imbarcazione battente bandiera italiana. La migliore risposta a chi ha fatto una guerra contro le persone”, ha detto, come riporta SkyTg24. “Siamo a bordo di una nave gloriosa per le sue battaglie civili sull’ambiente e sull’ecologia come anche per la democrazia, come le battaglie per i diritti umani che stiamo conducendo. Per noi il crimine è fare morire le persone in mare, farle affogare, consegnarle a carcerieri che hanno lager tipo Auschwitz, dove i bambini sono costretti a vedere le proprie mamme stuprate. Questo è un crimine, non chi soccorre le persone in mare”, ha proseguito Casarini secondo cui nel Mediterraneo sarebbe in corso una vera e propria tragedia. “La repressione e la criminalizzazione non ci fermano. È troppo forte il desiderio di aiutare le persone e la volontà di non girare la testa dall’altra parte. Nella storia in Europa abbiamo già girato la testa dall’altra parte, di fronte ai campi concentramento, ma questa volta non lo faremo”, ha chiosato.
Pronta a ripartire, però, sarebbe anche la Ong Sea Watch. Mentre si attende l’esito della decisione del Gip circa la convalida dell’arresto di Carola Rackete, l’Organizzazione non governativa tedesca sarebbe pronta a rimettersi in mare per proseguire le operazioni di salvataggio in mare. I responsabili di Sea Watch hanno assicurato che la Ong non interromperà la sua azione nel Mediterraneo centrale, auspicando una soluzione politica affinché non si ripetano situazioni del genere.
Lo ha reso noto il portavoce tedesco Ruben Neugebauren, stando a quanto riferito dallo Spiegel online. Inoltre, la Germania si farà carico dell’accoglienza di una dozzina di migranti salvati dall’imbarcazione battente bandiera olandese nonostante l’organizzazione non governativa abbia espresso rammarico e delusione per l’atteggiamento del Governo tedesco e dell’Europa in generale sul caso Sea Watch. “Una soluzione europea sarebbe bella, ma il governo tedesco dovrebbe impegnarsi in modo pro-attivo senza aspettare gli altri”, ha aggiunto il portavoce ricordando la disponibilità di oltre 60 città tedesche ad accogliere i migranti. Tuttavia, si auspicava al raggiungimento di una politica d’accordo in campo europeo.
In queste ore, intanto, la Sea Watch 3 ha lasciato il porto di Lampedusa per raggiungere Licata. A scortare la nave della Ong tedesca, che è sotto sequestro, le motovedette della Guardia di Finanza. Al porto di Licata, l’imbarcazione, battente bandiera olandese, resterà ancorata per consentire nuovi accertamenti e perquisizioni da parte degli inquirenti. La nave è stata sequestrata nell’ambito del primo procedimento, quello per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, nel quale risulta iscritta nel registro degli indagati Carola Rackete. Entro questa sera arriverà la decisione del Gip del tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, sulla convalida dell’arresto della 31enne tedesca per resistenza o violenza contro nave da guerra e resistenza a pubblico ufficiale.
Fonte: Mediterranea Saving Humans Twitter, Skytg24, Spiegel online, Adnkronos
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