Un minore di Bibbiano: “Voglio morire”. Nicola Zingaretti: “Un dramma, accertate la verità”

L’inchiesta sugli affidi illeciti a Reggio Emilia prosegue tra racconti e testimonianze sulle diverse irregolarità con cui i bambini, dopo essere stati strappati alle famiglie d’origine, venivano affidati alle nuove.

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Prosegue l’inchiesta “Angeli e Demoni”, che ha portato fin’ora all’arresto di 18 persone tra cui il Sindaco di Bibbiano, il dem Andrea Carletti; la responsabile dei servizi sociali dell’Unione Val d’Enza; e tre psicoterapeuti del centro Hansel e Gretel di Moncalieri, specializzato in abusi su minori e affidatario dei servizi di psicoterapia per l’Unione Val d’Enza. Intanto, mentre si sommano gli scandali, aumentano le testimonianze scioccanti di chi si è visto strappare via il proprio bambino. A parlare a Il Giornale è un papà, che preferisce restare anonimo, e che si fa chiamare con il nome di fantasia di Michele. L’uomo ha raccontato la sua odissea iniziata nel 2017.

Affidi illeciti a Reggio Emilia: parla un papà

Michele racconta che nel 2017 comincia ad essere seguito dagli assistenti sociali a seguito di una denuncia per maltrattamenti – ora archiviata – da parte della sua ex moglie. L’uomo dice che i servizi sociali della Val D’Enza cominciano a monitorarlo fin troppo alacremente, inventandosi anche delle scuse: “Venivano a controllare in continuazione. Mi contestavano che la casa non fosse idonea a far vivere i miei figli. Mi hanno detto che la camera dei bambini era troppo pulita, quasi che loro non avessero mai dormito in quella stanza. I giocattoli erano riposti nell’armadio e anche questo a loro non tornava. Cercavano sempre delle scuse, a volte banali”, spiega l’uomo. Giorno dopo giorno Michele viene insomma dipinto come un “papà cattivo“, un orco che non merita i propri figli, secondo il quadro delineato dagli assistenti sociali che mirava a metterlo in cattiva luce e ad affidare i suoi figli alla madre, che era andata via di casa con la nuova compagna.

Un giorno – racconta Michele – mentre mi stava per salutare, mio figlio ha iniziato a piangere perché non voleva andare con la madre. Io non riuscivo a capire, ma siamo riusciti a calmarlo e tutto si è sistemato. Poi è andato via con lei”. Peccato che poi nella relazione ci fosse scritto tutt’altro: “Scopro che Beatrice Benati, che aveva redatto la relazione, nel raccontare i fatti scriveva: ‘I bambini si riferivano al padre, insultandolo’. Lì ho capito che c’era qualcosa di strano. Perché avrebbero dovuto scrivere una cosa per un’altra? A che scopo? Ancora oggi me lo chiedo”. Il 15 giugno del 2018 l’uomo viene convocato dagli assistenti sociali Federica Anghinolfi e Beatrice Benati – oggi agli arresti domiciliari – che gli comunicano che non potrà vedere i suoi figli se non una volta ogni 21 giorni in forma protetta. Il motivo? Secondo le assistenti sociali Michele è omofobo, come gli ha spiegato la Anghinolfi, responsabile dei servizi sociali, e attivista Lgbt.

Dopo un anno Michele, ora che è venuta alla luce la verità, pensa soprattutto ai suoi figli, in modo particolare al più piccolo che sta avendo degli strascichi psicologici importanti: “Dice spesso che non sa che farsene della sua vita, che vuole morire”. Un pensiero così non dovrebbe esistere nella mente di un bimbo.

Zingaretti sul Bibbiano, senza mai nominare il PD

Il Segretario Dem Nicola Zingaretti intanto ha espresso turbamento per l’inchiesta ed ha chiesto massimo rigore nell’accertamento dei fatti da parte della Magistratura. Allo stesso tempo ha lanciato un avviso a chiunque associasse in maniera arbitraria l’inchiesta al PD, come se l’arresto del Primo Cittadino fosse un incidente privo di reale connotazione politica. Zingaretti ha parlato apertamente di “strumentalizzazione” della vicenda da parte degli avversari politici ed ha chiesto il coordinamento di un pool di avvocati per intercettare, sui social, affermazioni diffamatorie nei confronti del Partito.

Silenzio invece sulla vicenda di Bibbiano da parte dell’ex Presidente della Camera Laura Boldrini. E’ intervenuta negli ultimi giorni, anche lei via Twitter per ricordare al Sottosegretario Spadafora la scarsa attenzione sui temi femminili e si è impegnata sulla raccolta di firme per lo sgombero di CasaPound. Sui minori di Reggio Emilia, per il momento, nulla da dire, come se la cosa non la sfiorasse, come donna e come madre.

Fonte: Il Giornale, Nicola Zingaretti Twitter, Laura Boldrini Twitter

 

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