Scandalo dei bambini a Reggio Emilia, il Vescovo preferisce parlare di migranti

Prosegue l’indagine “Angeli e Demoni” sugli affidi illeciti. Coinvolta anche una bambina affidata ad una coppia omosessuale.

Un giro di migliaia e migliaia di euro che ha coinvolto politici, medici, assistenti sociali e psicologi. L’inchiesta “Angeli e Demoni” ha messo sotto accusa professionisti e funzionari dell’amministrazione del comune di Bibbiano, in provincia di Reggio Emilia, colpevoli di aver redatto false attestazioni per fare in modo che i bambini venissero allontanati dalle proprie famiglie, per collocarli da amici e conoscenti, dietro compenso. Dall’inchiesta seguita dal PM Valentina Salvi, sono emerse ore e ore di colloqui con gli psicologi in cui i bambini venivano sottoposti a lavaggi del cervello, anche ricorrendo a piccole scosse elettriche, per alterare “lo stato della memoria in prossimità dei colloqui giudiziari”. In questo modo, i loro racconti sulla situazione familiare venivano manipolati ed emergevano storie di violenza e abusi, talvolta comprovati da disegni falsi in cui si riproducevano scese dell’ambiente familiare. Di conseguenza, una volta comparsi davanti al Giudice, questo decideva per l’affido ad altre famiglie, coinvolte nel giro d’affari.

Famiglia nuove che, tuttavia, non sempre assicuravano un futuro roseo ai nuovi arrivati. Tra le vittime del sistema, come informa Il Giornale, ci sarebbe anche una bimba strappata ai suoi genitori naturali e affidata ad una coppia omosessuale, formata da Daniela Bedogni e Fadia Bassmaji. Il tutto, grazie all’intermediario di Federica Anghinolfi, ex compagna di Fadia – secondo l’accusa – ed assistente sociale, oltre che attivista per i diritti degli Lgtb. Secondo gli inquirenti che seguono l’indagine, l’Anghinolfi sarebbe uno dei puntelli del giro d’affari ed è stata arrestata.

Il caso Bedogni

Il tutto comincia tre anni fa, quando la bimba chiama il 112 per denunciare di essere stata lasciata sola in casa dai genitori. I servizi sociali, nella loro prima relazione, avrebbero raccolto la dichiarazione del padre, secondo cui la madre sarebbe rientrata in casa successivamente per trascorrere la notte con la bambina. In quell’occasione, la bimba avrebbe riferito delle molte liti tra i genitori, di recente reduci da una separazione a seguito della quale la piccola si sentiva spaventata e triste. Dopo le indagini, la bimba viene affidata a Daniela Bedogni e Fadia Bassmaji, che hanno cominciato a fare sulla piccola continue pressioni psicologiche e restrizioni. Ad esempio, stando a quanto si legge sui documenti dell’inchiesta, alla bambina era vietato tassativamente di lasciare i capelli sciolti, atteggiamento considerato di vanità e dunque precluso sia dalle psicologhe che dalle affidatarie. Vietato anche avere vicino persone di sesso maschile. Secondo le analiste, questi atteggiamenti problematici erano dovuti ad abusi subiti mentre si trovava con la famiglia naturale.

Abusi mai confessati dalla piccola che, durante gli interrogatori, sottoposta a domande a raffica e distratta dai giochi, si limitava ad annuire. “Quando ti hanno detto che non avresti visto più tuo papà tu eri contenta. Ricordi?”, le avrebbe chiesto una psicologa. E ancora: “Guarda che non c’è niente di male. (…) Non è che se tu hai detto che stavi tanto male e non volevi più vederlo sei una cattiva bambina”. La piccola, però, avrebbe sostenuto di voler rivedere i genitori per poterli riabbracciare ancora. E se gli abusi da parte della famiglia naturale non erano mai avvenuti, le punizioni e i maltrattamenti da parte della coppia omosessuale affidataria sarebbero stati reali, come ammesso dalla stessa bambina. Secondo le carte, Daniela Bedogni – quando la piccola si rifiutava di raccontare delle violenze da parte dei propri genitori su di lei – gridava: “Pensi che? Katia pensa che? Dai dillo! Porca puttana vai da sola a piedi”. Secondo le carte, poi, Daniela “avrebbe sbattuto la bambina fuori dall’auto sotto la pioggia battente”, finendo così per essere accusata di abbandono di minore.

Atti criminali commessi sulla pelle di bambini che hanno scosso l’Italia, ma evidentemente non il Vescovo di Reggio Emilia, Mons. Massimo Camisasca alla cui Diocesi appartiene Bibbiano. Camisasca è autore, insieme a Mattia Ferraresi, giornalista de “Il Foglio“, del testo “Oltre la Paura: Lettere sul nostro presente inquieto”, che fu presentato a gennaio scorso presentato nell’aula magna dell’Università di via Allegri da Romano Prodi e Stefano Zamagni. Durante la presentazione, riferì la Gazzetta di Reggio, il prelato mostrò particolare apprensione sul tema migranti. “Chi è in mare, per qualunque ragione si trovi in quella situazione, e che deve assolutamente essere salvato e condotto a un porto. Le responsabilità dell’Italia, non solo della classe politica attuale, sono molto pesanti. Tutti noi europei siamo diventati cinici e violenti”, ha sentenziato il prelato, preoccupandosi, oggi, di ciò che accade a centinaia di chilometri da lui e “dimenticandosi” di quanto di grave accade nella sua Diocesi.

Fonte: Gazzetta di Reggio, Il Giornale

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