Carola Rackete si descrive così:”La mia vita è stata facile, ho potuto frequentare tre università, sono bianca, tedesca, nata in un Paese ricco e con il passaporto giusto. Quando me ne sono resa conto ho sentito un obbligo morale: aiutare chi non aveva le mie stesse opportunità”.
Sono queste le parole di Carola Rackete rilasciate in un’intervista a La Repubblica. Forse il personaggio del momento, Carola ha tutti gli occhi puntati su di lei e sulla sua nave, la Sea Watch 3, della Ong tedesca e che batte bandiera olandese. Ha capito quella che doveva essere la sua vita durante il suo primo viaggio all’estero, in Sud America, quando ha conosciuto, dice, culture e popoli diversi, accorgendosi dell’ingiustizia e della diseguaglianza che domina il mondo.
Carola, tedesca, si è convinta che doveva fare qualcosa “per chi non ha voce e non ha forza“. 31 anni, parla quattro lingue oltre quella della madrelingua: spagnolo, francese, russo e inglese. Il suo profilo Linkedin è una somma delle sue esperienze in ambito del volontariato e dell’istruzione. Laureata in scienze nautiche all’università di Jade, nel 2011, ha proseguito con un master in conservazione dell’ambiente presso l’università inglese di Edge Hill, conseguito nel 2018. Argomento della sua tesi, l’impatto dei nidi degli albatros nel sud della Georgia. Passiamo alle esperienze: all’età di 23 anni, Carola è Navigation Officer, cioè alla guida di una nave diretta al Polo Nord, per conto dell’istituto di ricerca oceanografico tedesco Alfred Wegener, dal 2011 al 2013. Nel 2014, per 8 mesi, lavora nel Parco Naturale della Kamchatka dove ha fatto un po’ di tutto: dalla guida per bambini e turisti alla manutenzione logistica delle attrezzature. A 25 anni anni diventa invece secondo ufficiale a bordo della Ocean Diamond, medesimo ruolo ricoperto, due anni dopo, nella Arctic Sunrise di Greenpeace. A trent’anni comincia a comandare piccole barche per escursioni, nel mare Glaciale Artico per conto della British Antartic Survey e Poseidon Expeditions.
Dal 2016 comincia la collaborazione con la Sea Watch e arriva nel Mediterraneo. Ed è qui che, in queste ore, vive momenti critici. Lei è decisa, ferma e sicura di ciò che dice: la vita dei migranti è stata più forte delle conseguenze e per questo ha deciso di forzare il blocco imposto dal Viminale, entrando in acque italiane. “So che mi multeranno, che la Sea Watch 3 sarà confiscata e che mi accuseranno di favorire l’immigrazione clandestina e di associazione a delinquere. Ma io sono responsabile delle 42 persone che ho recuperato in mare e che non ce la fanno più. Quanti altri soprusi devono sopportare? La loro vita viene prima di qualsiasi gioco politico o incriminazione. Non bisognava arrivare a questo punto”, aveva detto qualche giorno fa per poi raccontare le condizioni, stremanti, del suo lavoro.
L’Adnkronos la tratta da eroina, scrivendo: “Carola non si piega e non si fa piegare“. L’Ansa sceglie un titolo enfatico: “La Capitana sfida il capitano“. L’Huffington Post è sulla stessa linea d’onda: “La capitana ha deciso di attraversare il limite delle acque territoriali italiane, mandando su tutte le ire il Capitano“. Anche per FanPage siamo di fronte ad un personaggio fuori dal comune: “Prima di ritrovarsi a lottare contro le politiche migratorie del Viminale ha studiato cinque lingue“. Sky sottolinea: “Nel suo curriculum vanta già tante esperienze in mare per la propria attività scientifica, ma anche per diverse esperienze di volontariato“. TgCom24 chiude la sua biografia ricordando: “Il capitano della Sea Watch 3 è anche ricercatrice per uno studio socio-ecologico sul futuro della conservazione naturale nelle regioni cinesi, russe e del Polo Nord“. Agi la descrive come il massimo della modestia: “Nonostante sia al centro dell’attenzione e delle discussioni social, non è certamente quella la dimensione a lei più congeniale. Carola Rackete, infatti, non ha un account Facebook o Twitter“. Non ne è ha bisogno, verrebbe da dire, perché usa l’account Twitter di Sea Watch e concede interviste a Repubblica, con domande scomode zero.
Tedesca di 31 anni, determinata a portare a termine la missione che ha scelto: aiutare chi non ha avuto le sue stesse opportunità. Ecco chi è #CarolaRackete, la capitana della #SeaWatch3 che sfida il Viminale pic.twitter.com/g7UXy5eFO1
— Sky tg24 (@SkyTG24) June 27, 2019
E lei, del resto, non manca di raccontare e sottolineare sé stessa: “Non ho tempo per perdermi d’animo. Passo le giornate a fare ciò che un capitano di nave non dovrebbe fare: cercare un porto di sbarco. È compito delle autorità statali darcelo. Nessun comandante dovrebbe subire la pressione che sto subendo io. La sera ci ritroviamo a cena con i 22 dell’equipaggio e parliamo, condividiamo sensazioni, cerchiamo di tenere il morale alto. Ma è dura, la notte non ci dormo, sono preoccupata perché non sono sola e altre persone rischiano conseguenze legali”. Il Sole 24 Ore, più asciutto nel descrivere le imprese del personaggio riporta la dichiarazione sprezzante che ha rivolto al Ministro dell’Interno, quando diceva di condurre Sea Watch a Rotterdam o Amsterdam: “È ridicolo, bisognerebbe circumnavigare l’Europa. Oltretutto l’Olanda non collabora” . Poteva stazionare fuori da un porto olandese per 14 giorni, viene da pensare, forse alla fine avrebbe collaborato. O, più, probabilmente, l’avrebbe messa in condizioni di non poter più sbandierare il proprio eroismo nel Mediterraneo.
Lei in queste ore divide l’opinione pubblica: c’è chi la sostiene, chi la appoggia e chi la indica come la nuova “eroina del ventunesimo secolo“. E c’è chi invece non si lascia raggirare dalle azioni fatte in nome del moralismo e dell’altruismo: violare le disposizioni date dal Viminale vuol dire di fatto trasgredire la legge. Di fatto, ciò che fa Carola è illegale.
Chiara Feleppa
Fonte: Ansa, AGI, Adnkronos, HuffingtonPost, Sky, TgCom24, Repubblica, FanPage, Sole 24 Ore, Carola Rackete Linkedin