Un quattordicenne napoletano è ricoverato in prognosi riservata all’ospedale Cardarelli di Napoli, dopo essersi lanciato dal quarto piano della propria abitazione, nella zona di Porta Nolana.
Ci sono ragazzi che si uccidono per un esame andato a male, o per una laurea non conseguita. Talvolta, l’idea di non farcela, di non essere riuscito ad eccellere in qualcosa, o di non aver ottenuti buoni risultati in ambito scolastico può essere mentalmente fatale per tanti adolescenti. L’ultimo tentativo di suicidio è avvenuto sabato mattina, nella zona di Porta Nolana, a Napoli, dove un quattordicenne si è lanciato dal quarto piano della propria abitazione. Il ragazzo è attualmente ricoverato in prognosi riservata al Cardarelli di Napoli e il gesto sarebbe stato causato dalla delusione di essere stato rimandato in tre materie.
In un bollettino medico rilasciato dai sanitari, informa Tgcom24, risultava che le condizioni del giovane erano serie ed il paziente “era stabile nella sua gravità”. “Un quadro clinico complicato, ma seguito da alcune delle migliori professionalità mediche d’Italia. Donne e uomini di grande valore umano e professionale che si stanno adoperando per curare questo giovane in un momento tanto difficile della sua vita“, questo il commento del commissario Anna Iervolino che ha ringraziato i medici che “con abnegazione, sacrificio e senza clamori, lavorano per garantire salute ai pazienti di questa Azienda ospedaliera”.
Secondo le ricostruzioni, come riporta Vesuvio Live, il ragazzo, mentre il padre lo attendeva per accompagnarlo a scuola per frequentare corsi per il recupero dei debiti, è salito al quarto piano dello stabile e si è lanciato nel cortile condominiale. Immediatamente soccorso dal 118, ha riportato diverse fratture al bacino e alle vertebre oltre a danni agli organi interni.
Il quartiere, intanto, è sotto choc. “Deve aver provato un’angoscia troppo forte per aver deciso di uccidersi”, commenta una donna di 54 anni. “Non mi capacito di quanto accaduto, né riesco a capire cosa sia scattato nella sua testa per decidere che l’unica cosa che poteva fare era buttarsi giù dal palazzo. Perché?“, dice un commerciante. E ancora, un altro residente: “A volte penso che gli adolescenti dovrebbero parlare di più con gli adulti, invece restano in silenzio. Il dialogo aiuta, magari se lui avesse parlato del suo disagio non avrebbe pensato che lanciarsi nel vuoto poteva essere una soluzione”. Infine, dice una 37enne: “Penso al dolore che ha provato lui e che lo ha spinto giù e penso anche ai sensi di colpa che adesso possono avere i suoi genitori per non aver capito il disagio del figlio. Avrà pensato di averli delusi, ma nessuna mamma e nessun papà possono essere delusi di un figlio al punto di non amarlo più”.
Fonte: Tgcom24, Vesuvio Live