E’ arrivato il momento di Badar Eddine Mennani, primo carabiniere musulmano

Badar Eddine Mennani, musulmano, ieri mattina a Torino ha giurato ed è diventato ufficialmente Carabiniere all’età di 23 anni.

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Questa volta niente preghiera durante il giuramento. Perché il Carabiniere in questione è musulmano e non ha pertanto potuto rivolgere il suo saluto devozionale alla Vergine Maria, divenuta Patrona dell’Arma dei Carabinieri dall’11 novembre 1949 per volontà di Papa Pio XII. Il Pontefice aveva accolto il voto unanime dei cappellani militari dell’Arma e dell’Ordinario Militare per l’Italia e da allora i Carabinieri hanno Maria come Patrona, denominata “Virgo Fidelis” – che richiama il motto araldico dell’Arma “Fedele nei secoli”. La ricorrenza fu fissata dallo stesso Pontefice il 21 novembre, giorno in cui cade la Presentazione di Maria Vergine.

Come riportato dall’Ansa, è molto emozionato Badar Eddine Mennani nel momento in cui suo padre Salah gli mette gli alamari e sua madre Khadija, con il velo, dà gli ultimi ritocchi alla sua uniforme. Siamo a Torino, alla cerimonia del giuramento con cui Badar – 23enne di origini marocchine – è diventato un rappresentante dell’Arma dei Carabinieri. C’erano anche le sorelle Mariam e Manal, rispettivamente di 22 e 16 anni, e il fratello Amin, di 17 anni. La più grande è iscritta alla facoltà di Ingegneria all’Università di Bergamo, mentre gli altri due frequentano il liceo scientifico.

Badar è nato a Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, e qui ha ottenuto il diploma di tecnico della comunicazione. Poi, all’età di 18 anni è dovuto emigrare al nord, a Chiuduno, nella Bergamasca, perché è lì che ha trovato il lavoro dopo averlo perso in Campania. Tutta la sua famiglia ha origini marocchine che non rinnegano. Tutt’altro. Lui parla la lingua araba ed è di religione islamica, di cui dice di esserne praticamente. Durante la scuola per diventare Carabiniere, a Torino, ha fatto ugualmente il Ramadan e ha pregato in moschea, senza incontrare alcun ostacolo da parte dei Comandanti che, anzi, gli hanno chiesto spesso informazioni in merito alle sue usanze.

Badar ha poi dichiarato ai microfoni del Corriere della Sera: “I miei colleghi erano stupiti perché, nonostante il digiuno, riuscivo a studiare per gli esami. Ho trasmesso la forza anche a loro”. E si dice fiero del traguardo raggiunto da musulmano e marocchino, perché: “Mi sento un esempio importante anche per i miei coetanei di origini simili alle mie che sono allo sbaraglio. C’è comunque ancora bisogno di integrazione, non sempre mia sorella con il velo viene presa bene”. Inoltre, il parlare la lingua araba gli è già tornato utile nel suo lavoro, a Roma, quando militava nell’esercito come volontario tra i militari dell’operazione “Strade sicure“.

Infatti, era presente il 16 settembre 2017 alla stazione di Trastevere quando un uomo, al grido di “Allah Akbar”, seminò il panico. Portato lontano dalla gente, sul primo binario, l’allora soldato Badar si è accertato del fatto che quella persona fosse senza documenti e soprattutto senza esplosivo, potendo comunicare in arabo. Grazie al suo intervento il giovane ricevette un encomio ed entrò in contatto con i Carabinieri. La passione per la divisa nera ha origini ben più antiche per Badar: “L’ho voluto fin da bambino. La realtà in cui vivevo, a Caserta, non era tranquilla. Vedevo i carabinieri in azione tutti i giorni e pensavo che sarei diventato uno di loro”. Ora il 23enne ha anche svelato il suo sogno: “Voglio diventare Maresciallo, entrare in un nucleo investigativo. E, sì, l’arabo può essere utile”.

Fonte: Ansa, Corriere di Bergamo

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