Matteo Salvini ha scritto al Premier Giuseppe Conte per invitarlo ad avviare una campagna di sensibilizzazione nei confronti dei Paesi Bassi sulla Sea Watch 3. La nave, infatti, in mare da 9 giorni, batte bandiera olandese.
Non si sa cosa fare ma qualcosa si deve pur fare. La Sea Watch 3, la nave appartiene ad una Ong tedesca ma batte bandiera olandese, ed è in mezzo al mare in attesa che qualcuno gli apra le porte. Ma né il Governo tedesco – nonostante cinquanta città si siano offerte – ha intenzione di aprire i porti, né quello italiano sembrano disposti a cedere. A sua volta, l’Europa insiste sull’Italia mentre gli altri Paesi sembrano essere esenti dal problema. Siamo al nono giorno, però, e forse Matteo Salvini ha capito di dover fare qualcosa. Per questo, informa Adnkronos, il capo del Viminale avrebbe scritto al Premier Giuseppe Conte per sollecitare una “nuova energica iniziativa di sensibilizzazione nei confronti dei Paesi Bassi”. Infatti, la Sea Watch 3 batte bandiera olandese e per questo dovrebbe essere proprio il Governo olandese a farsene carico.
“Caro Giuseppe, ti scrivo per condividere alcune riflessioni in merito alla perdurante condotta della nave ‘Sea Watch 3’, battente bandiera olandese, tuttora al largo delle coste italiane con migranti a bordo”, comincia Salvini puntando il dito sull’imbarcazione ferma a 15 miglia da Lampedusa. E prosegue: “Si tratta di una condotta la cui gravità è resa palese dalla ferrea determinazione con la quale la nave, rifiutando il Pos indicato dalle competenti Autorità libiche, ha deciso, malgrado il luogo ove era avvenuto l’evento, di far rotta verso l’Italia e di considerare il centro Nazionale di Coordinamento del Soccorso Marittimo Italiano responsabile per l’individuazione del porto di sbarco, in sfregio al riparto delle competenze e alla normativa in materia”.
La Sea Watch, sottolinea l’Ansa, è ferma in mare da 9 giorni. Se avesse richiesto sin dall’inizio un porto di sbarco anche al proprio Paese di bandiera, avrebbe potuto raggiungere quel porto con una navigazione di durata inferiore. La scelta di decidere autonomamente dove e come condurre i cittadini di Paesi Terzi si rivela, secondo il Vicepremier, dannoso e penalizzante per quei Paesi europei come Italia e Malta che, per posizione geografica, si trovano più vicini all’Africa di altri Stati Membri come, in questo caso specifico lo Stato di bandiera.
Salvini ribadisce la chiusura dei porti:“A fronte della presenza della nave ‘Sea Watch 3’ al largo delle nostre coste e della possibile evoluzione della situazione a bordo, ritengo necessario che la perdurante efficacia del provvedimento di divieto di ingresso, transito e sosta della nave nel mare territoriale nazionale sia accompagnata da un’energica nuova iniziativa di sensibilizzazione nei confronti delle Autorità dei Paesi Bassi, quale Stato di bandiera”. Ancora, prosegue il testo: “Reputo, in particolare, doveroso richiamare l’attenzione dei Paesi Bassi sul responsabile esercizio dei propri poteri sovrani sulla nave e sulle persone a bordo nonché sulla conseguente esigenza di porre in essere, prontamente ed efficacemente, ogni azione necessaria, anche sotto il profilo dell’ordine pubblico, affinché sia assicurato il rispetto integrale del complessivo quadro normativo”.
Un intervento del genere, conclude Salvini, appare essenziale per completare le recenti iniziative adottate dal Governo italiano sul controllo delle frontiere e sul contrasto all’immigrazione illegale. Iniziative che hanno segnato un punto di svolta, sostiene il leghista, anche nella gestione dei flussi migratori illegali via mare, nel pieno rispetto dei diritti umani. Legittimità confermata anche dal rigetto, da parte del Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio, dell’istanza cautelare presentata dalla Sea Watch nei confronti del Decreto interministeriale del 15 giugno. “Nell’auspicare, quindi, un tuo personale intervento di richiamo dei Paesi Bassi alla propria responsabilità sulla ‘Sea Watch 3’ – conclude – l’occasione mi è gradita per porgerti un cordiale Saluto. Matteo Salvini”.
Tuttavia sarebbe sorprendente una diversa presa di posizione da parte del Governo olandese rispetto alle determinazioni mostrate in passato. E’ evidente infatti che l’operato della Ong tedesca non piace all’Olanda che in passato si è tirata indietro rispetto all’ipotesi di accogliere i migranti della Sea Watch o di partecipare alla redistribuzione dei migranti. Il Governo italiano ha più volte indicato proprio l’Olanda come Paese di approdo dei migranti. Una tesi rigettata dal governo dell’Aja che ha ribadito, ricorda il Sole 24 Ore, la propria indisponibilità ad accettare il trasferimento, sia in linea si principio che episodicamente: “Non siamo obbligati”. E la famigerata Convenzione di Dublino dà loro ragione.
Fonte: Adnkronos, Ansa, Sole 24 Ore, Camera dei Deputati