Roberto Saviano ha presentato il suo ultimo libro a bordo della nave Open Arms, ormeggiata al porto di Napoli, Varco Pisacane, molo 22. Con lui l’autore Oscar Camps, fondatore di Open Arms.
“Il Governo è complice dei trafficanti“. E’ la dichiarazione lapidaria – senza spiegare il come e il perchè – di un galantuomo del mare, Roberto Saviano, salito sulla nave Open Arms ferma sul molo 22 di Napoli. Era li per parlare, Saviano, come testimonia AdnKronos. Chiacchiere – perché il suo parlato, e anche le disquisizioni social sugli argomenti scelti con lungimiranza, a misura del proprio personaggio, non si allontana dalle chiacchiere. Chiacchiere, dicevamo, e distintivo. Sì, perchè un distintivo c’è l’ha, Saviano, auto conferito: quello dell’intellettuale impegnato e contro. In realtà vende. Vende i libri che scrive, mentre gira noiosamente intorno a sé stesso e alla sua retorica come uno gnu affetto da qualche morbo tropicale.
E’ nella Napoli di De Magistris, il Sindaco della flotta che deve partire e prendere i migranti, per presentare il suo libro ‘In mare non esistono taxi‘, edito da Contrasto. Un bel volume dove difende i migranti e il ruolo delle Ong. Forse il libro ha un prezzo, come tutta la merce, e parte del venduto andrà nella sue tasche. Lui, la persona per bene, che di condanne non ne ha avute. Ma forse ricordiamo male. Perché è abile, Saviano, nei mezzi di distrazione di massa. Quei diversivi che imputa agli altri, sempre colpevoli, dice lui. Lui no, è mondato da ogni errore, incapace di contraddizioni e piccinerie.
Ed ecco allora lo scrittore di un racconto chiamato Saviano che racconta la sua realtà, guardandosi allo specchio mentre il mondo ossequiosamente sfila, senza replicare, alle sue spalle. Un Re Sole stucchevole in un piccolo teatro di corte che cerca di convincere quei ritrosi che ancora non sono suoi sudditi: “Open Arms ha salvato migliaia di persone, combatte la valanga di fango e di bugie su queste ambulanze del mare mentre “La città partenopea “resiste aprendo i porti“, dice Saviano. E non manca la frase feticcio, quanto basta per le chiacchiere, per farsi amare o odiare, non importa. L’importante è vendere. E’ lì per questo: “Salvini non è una persona perbene , è stato votato ma c’è molto tempo per attuare la trasformazione di cui faccio parte” dice lo scrittore.
Con lui il fondatore di Open Arms Oscar Camps e il Presidente di “A Buon Diritto” Luigi Manconi. Il libro utilizza la fotografia come “analisi della realtà” attraverso i contributi di Paolo Pellegrin, Giulio Piscitelli, Olmo Calvo e Carlos Spottorno, quattro fotografi che si sono distinti per le loro foto sul tema immigrazione.
Il giornalista, su FB, e ai microfoni di Radio Capital, ha così presentato l’iniziativa: “Per me è davvero super emozionante. Innanzitutto ritorno a Napoli, cosa non facile per me e sempre carica di emotività”. Dopo la frase da uomo qualsiasi, il plauso all’azione del Primo Cittadino De Magistris: “Napoli è città che resiste aprendo i porti: esserci è un momento di sintesi. Dobbiamo ragionare su questa propaganda continua che ha il solo obiettivo di distrarre dai reali temi che non sanno affrontare, da quelli fiscali a quelli economici, passando per la sicurezza e la gestione dei migranti. Preferiscono togliere diritti e millantare accuse…”.
Saviano, scrive Agrpress, ha descritto il suo libro come “un percorso, un ragionamento sul fenomeno migratorio e sulle esperienze di chi questo dramma lo vive, lo osserva, lo documenta” un libro dove si raccontano “Le rotte, le traversate nel Mediterraneo e, prima ancora, nel deserto del Sahara, i centri di detenzione in Libia e altrove, la permanenza in Italia, i salvataggi in mare ad opera delle ONG e della Guardia Costiera italiana”. La raccolta di fotografie si fonde con il racconto di Saviano, che contestualizza e dice la sua. Ma è un lavoro da scrivania il suo, il timbro autoriale sul lavoro di ghost writers. Lui, Saviano, ci mette il marchio di fabbrica, da buon Ministro delle Propaganda di Ong e dintorni. Di salire sulle navi non se ne parla – lo invitarono, declinò – di andare a documentare lui in prima persona cosa è la Libia nemmeno. Lui aspetta, pubblica post – alcuni argomenti li evita come i 21 voti presi da Mimmo Lucano a Riace – e dopo si reca, con la scorta, in qualche luogo suggestivo a reclamizzare il prodotto finito. Chiamatelo fesso.
Le domande che lo scrittore si pone sono: da dove partono i migranti? Perché sono costretti a fuggire da alcune regioni dell’Africa passando per la Libia? Dove vengono trattenuti? Perché i viaggi sono estremi e le condizioni disumane? Dopo le domande non arrivano le risposte, ma le accuse. Non verso i trafficanti di uomini, non contro i Governi e i governanti che depredano l’Africa, no. Saviano non sembra interessato a questo, a parte il preambolo scenico dell’indagine che presto diventa un cerchio concentrico, molto stretto, tarato dalla sue ossessione di capopopolo della Sinistra: “Oggi anche una parte di opinione pubblica ingenua, perbene, a differenza di quella che fa propaganda su questo, crede ingenuamente ad un racconto facile – dice Saviano – del tipo che non c’è lavoro per noi figuriamoci per gli altri e minchiate del genere…” . Già: super emozionante, millantare accuse, minchiate. Il Grande Scrittore lo si riconosce dai dettagli.
E continua Saviano: “Può succedere che ci credi a queste cose, è facile. Più complesso è mettersi con del tempo a capire. Ora noi che siamo bersagli perfetti, possiamo testimoniare. Su questa nave una bambina era praticamente morta per un arresto cardiaco, ma un marinaio si mise per oltre trenta minuti a farle il massaggio cardiaco per salvarla. Chi lo guardava pensava che fosse un suo accanimento inutile, invece la bimba si risvegliò e ci fu il miracolo. Per questo l’invito a venire qui mi ha emozionato molto – ha concluso Saviano – e mi ha fatto sentire molto solo perché chi parla paga un prezzo, persino il Papa per aver preso posizione sta pagando un prezzo“. Senti queste parole, un mirabile incontro di retorica, luoghi comuni, sentimentalismo ricattatorio e ti domandi che fine abbia fatto il talento di questo scrittore. Perchè un massaggio cardiaco ad una bambina può avvenire anche sui bordi di un’autostrada, in Trentino o in Baviera. Ma lui no, deve dirci che se accade in mare ha un valore diverso. E lo dice – e questo è l’aspetto più avvilente, con un linguaggio falso, scialbo. Forse il suo ghost writer è annegato nel Mediterraneo. Se così fosse si spiegherebbe la sua ossessione. Sarebbe un senso di colpa vero, non il solito narcisismo di cartone. E sarebbe una storia degna di essere raccontata, finalmente: uno scrittore vero in fondo al mare, un impostore tra noi.
Fonte: AdnKronos, Agrpress, Roberto Saviano Facebook, RadioCapital, AlaNews
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