Migranti mal gestiti; calo nel numero di arresti e nelle indagini sul traffico di esseri umani; collaborazione sbagliata con la Guardia costiera libica; l’esclusione delle navi Ong che soccorrono i migranti: queste le denunce che arrivano da Washington.
A pochi giorni dalla visita di Matteo Salvini a Washington, il Dipartimento di Stato Usa, guidato dal sottosegretario di Stato Mike Pompeo riserva parole non proprio piacevoli all’Italia. Nel rapporto annuale sullo sfruttamento degli esseri umani, gli Usa osservano, riporta Avvenire, come “si sia registrato un calo nel numero di arresti e una diminuzione delle indagini sulla tratta, ma che tuttavia il Governo italiano non soddisfa pienamente gli standard minimi per l’eliminazione della tratta degli esseri umani”. Perciò viene declassato arrivando al pari di Paesi come Albania, Zimbabwe, Mozambico e Zambia.
Gli sforzi, infatti, non sono stati decisivi e non hanno avuto così tanta incidenza. “Per ridurre il flusso di migranti, l’Italia ha continuato le operazioni di addestramento della Guardia costiera libica e ha fornito ulteriori navi per il pattugliamento, così come altri Paesi membri dell’Ue, con severe condizioni di insicurezza e diritti umani all’interno della Libia e nei centri di detenzione”, si legge nel report a firma, tra l’altro, dell’ambasciatore John Cotton Richmond, direttore della Sezione antitratta del Dipartimento e per oltre un decennio analista Onu e Procuratore federale presso l’Unità contro il traffico di persone.
Inoltre – come ha rilevato il Greta, Gruppo di esperti antitratta presso il Consiglio d’Europa – “il Governo non ha mantenuto una banca dati consolidata su indagini, azioni penali, condanne e di trafficanti o delle loro vittime”. Il riferimento è anche alle cosiddette “navi madre”, che lasciano i barchini abbandonati nel Mediterraneo – l’ultimo, in ordine di tempo, quello di questa mattina.
Ciò nonostante, l’USA avrebbe a cosa pensare. Infatti, nonostante sia passato oltre un secolo dall’abolizione della schiavitù, l’argomento continua a far discutere. Si discute, infatti, se saldare o meno un risarcimento agli eredi degli schiavi afroamericani, argomento sottoposto, informa TPI, alla sottocommissione Giustizia della Camera dei rappresentanti. Da una parte, i democratici guidati da Sheila Jackson Lee spingono per un risarcimento: hanno deposto attivisti, attori, candidati, giornalisti che si battono per fare giustizia, anche a distanza di anni.
Dall’altra, ci sono i Repubblicani: Mitch McConnell ha detto molto chiaramente che finché il suo partito avrà la maggioranza al Senato, i risarcimenti non avranno via libera. Come ha sostenuto Coleman Hughes, scrittore afroamericano e discendente di schiavi appartenuti a Thomas Jefferson, i risarcimenti sarebbero un insulto a molti neri americani, perché metterebbero un prezzo alla sofferenza dei loro antenati. Idea condivisa anche dalla comunità afroamericana: “Non abbiamo bisogno di risarcimenti, ma di quartieri più sicuri, di scuole migliori, di un sistema giudiziario più equo e di assistenza sanitaria migliore. E niente di tutto questo si ottiene attraverso i risarcimenti”. Di contro, l’economista Julianne Malveaux ha sostenuto che lo scopo dei risarcimenti è risolvere problemi strutturali per l’inserimento sociale dei giovani neri.
In passato sono già stati chiesti risarcimenti: ad esempio, dopo la Seconda Guerra Mondiale, la Indian Claims Commission pagò un risarcimento a qualsiasi tribù riconosciuta a livello federale nativa della terra che era stata sequestrata dagli Stati Uniti: circa 1,3 miliardi di dollari, meno di 1.000 dollari per ogni nativo americano negli Stati Uniti. Ancora, nel 2013, il North Carolina è diventato il primo Stato nel paese a varare una legge destinata a risarcire le vittime sopravvissute tra le 7.600 persone che furono sterilizzate nell’ambito di un programma eugenetico decennale, con un fondo di 10 milioni di dollari per compensarli. La storia americana annovera anche risarcimenti alle violenze razziste. Ad aprile scorso, gli studenti della Georgetown University hanno votato per aumentare le loro tasse scolastiche a beneficio dei discendenti dei 272 africani schiavizzati, che i gesuiti che gestivano la scuola hanno venduto quasi due secoli fa.
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