Decreto Sicurezza, la Consulta boccia i ricorsi delle Regioni sui migranti

È arrivata la sentenza della Consulta sui ricorsi di Calabria, Emilia Romagna, Marche, Toscana e Umbria sui provvedimenti contenuti nel decreto Sicurezza.

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Come riportato da Adnkronos, la Corte costituzionale – al termine della camera di consiglio che si è riunita nella giornata di oggi – ha ritenuto inammissibili i ricorsi proposti da Calabria, Emilia Romagna, Marche, Toscana e Umbria contro alcune disposizioni del Decreto Sicurezza, diventato legge nel dicembre 2018 nonostante i dubbi sulla firma di Sergio Mattarella. In particolare, secondo la Consulta, i provvedimenti su permessi di soggiorno, iscrizione all’anagrafe dei richiedenti asilo e Sprar, non violerebbero le loro competenze e sarebbero quindi state adottate dallo Stato all’interno delle proprie competenze, riservate ad esso in via esclusiva.

Le impugnazioni promosse da queste cinque regioni in merito al Decreto sicurezza, fortemente voluto dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini, avevano lamentato diverse violazioni dirette o indirette delle loro competenze. Si attende dunque il deposito della sentenza, in arrivo nelle prossime settimane, per conoscere i motivi che hanno spinto i Giudici a tale decisione. Intanto, però, l’Ufficio stampa della Corte costituzionale ha reso noto il fatto che “le regole contenute nel Decreto sono state adottate a tutti gli effetti all’interno delle competenze riservate in via esclusiva allo Stato – in materia di asilo, immigrazione, condizione giuridica dello straniero e anagrafi – senza che vi sia stata incidenza diretta o indiretta sulle competenze regionali“. Tutto ciò ha reso quindi inammissibili tutti i ricorsi presentati. La Consulta non ha dunque valutato la legittimità costituzionale dei contenuti delle norme impugnate.

Infine, come riferito dall’Ansa, la Consulta ha accolto le censure all’articolo 28 che prevede un potere sostitutivo del Prefetto nell’attività di Comuni e Province, ritenendo, a seguito del giudizio di alcune disposizioni del Titolo II del Decreto Sicurezza, che fosse stata violata l’autonomia costituzionalmente garantita a tali enti.

Fonte: Adnkronos, Ansa

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