Dopo le questioni sollevate dai Tribunali di Pordenone e Bolzano sulla legittimità costituzionale della legge numero 40 del 2004, la Corte Costituzionale si è riunita in camera di consiglio per discuterne.
Si torna a parlare di omosessuali ed Lgtb. La legge 40 del 2004 vieta alle coppie omosessuali di accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita. Un provvedimento che aveva sollevato le reazioni dei Tribunali di Pordenone e di Bolzano, secondo cui il divieto per i gay di accedere alle tecniche di fecondazione assistita è in contrasto con principi costituzionali. Questioni non fondate, secondo la Consulta. La Corte costituzionale – come riferito dall’Ufficio stampa in attesa del deposito della sentenza – ha stabilito infatti che “non è illegittimo il divieto di procreazione assistita per le coppie omosessuali”. Come informa l’Ansa, i Giudici della Corte si sono riuniti in camera di consiglio mentre la sentenza con le motivazioni sarà depositata nelle prossime settimane.
“L’esito era temuto. Evidentemente si tratta di una sconfitta, ma è prematuro commentarla“, ha scritto in un post su Facebook l’avvocato Alexander Schuster, che assiste una coppia di donne di Bolzano. Poi prosegue: “Il diritto costituzionale è una scienza giuridica: si caratterizza per rigore logico e per un dialogo con le altre scienze, tra cui la psicologia, che ci dice che i bambini crescono bene anche con due madri. I nostri argomenti erano forti, speriamo lo siano anche quelli per contrastarli. potrebbe essere una sentenza che chiude categoricamente, che condanna la mia cliente del caso di Bolzano al suo destino tutto italiano. La mia madre, che ho chiamato in udienza Teresa, può diventare madre genetica solo se ama un’altra donna, perché nessun uomo potrà mai accogliere il suo ovocita e dare luce ad un bambino”.
L’esito negativo, prosegue, sarebbe in in linea con i tempi che corrono, “con chi dice che queste donne, queste famiglie, questi desideri naturali di divenire madre non esistono. Si tratta di una sconfitta non solo per le coppie lesbiche, ma anche per le donne single. In Italia i paletti limitano tutte le donne, non solo quelle lesbiche”, conclude. Gabriele Piazzoni, Segretario generale di Arcigay, contattato da Fanpage.it, ha commentato così: “Sarà necessario attendere le motivazioni che hanno spinto la Corte Costituzionale a rigettare le pregiudiziali di incostituzionalità per capirne a fondo le ragioni, ma questa sentenza non ci fermerà dal continuare la battaglia contro questa discriminazione nell’accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita a danno delle coppie dello stesso sesso, un’esclusione ingiustificata, che nei principali Paesi dell’Europa occidentale è stata superata ormai da anni”.
Fonte: Ansa, Alexander Schuster FB, Ansa, Fanpage
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