Non c’è tregua per la Nigeria. Il gruppo terroristico e sanguinario di Boko Haram continua a fare strage. Sempre più cristiani muoiono di continuo, ogni giorno. Gli appelli dei Vescovi, lanciati diverse volte per chiedere aiuto, sembrano essere inutili.
Boko Haram – locuzione che, tradotta, sta per “l’istruzione occidentale è proibita” – è un’organizzazione terroristica jihadista diffusa nel Nord della Nigeria che vive ormai da mesi una guerra civile e una contrapposizione, sanguinaria e violenta, tra gli estremisti islamici e la minoranza dei fedeli cristiani. I motivi sono diversi: dall’esclusione politica, alla rivalità per la terra con i pastori musulmani, ad una discordanza di fede. E le vere vittime sembrano essere proprio i cristiani, i cui attacchi nei loro confronti si fanno sempre più aggressivi con la distruzione di chiese e luoghi sacri. L’ultimo attacco risale a qualche giorno fa, informa l’Ansa, quando decine di persone sono state uccise in un triplice attacco kamikaze ad opera degli jihadisti di Boko Haram. Il bilancio è gravissimo: 30 morti e 40 feriti.
I tre attentatori si sono fatti esplodere domenica sera, durante la proiezione di una partita di calcio, a Konduga, a 38 chilometri da Maiduguri, Capitale dello Stato del Borno. In realtà, riporta il Daily Nigerian, gli attentatori erano quattro ma l’ordigno di una quarta persona si è bloccato e quest’ultima è stata consegnata alla Polizia. I tre che si sono fatti saltare in aria erano minori: due femmine e un maschio. Una pratica già diffusa, tanto che, in base ai dati dell’Unicef – come riporta l’Agi – “dal 1 gennaio 2017 sono stati usati 83 bambini come bombe umane: 55 ragazze, il più delle volte sotto i 15 anni, e 27 ragazzi, fra cui un bambino legato ad una ragazza”. L’utilizzo dei bambini, allarma ancora l’Unicef, ha un ulteriore impatto in quanto crea sospetti e paure nei confronti di chi è stato rilasciato, salvato o è fuggito da Boko Haram. Infatti, molti di questi che provano a reintegrarsi nella comunità, dopo la prigionia, vivono nel terrore, nella paura, e restano emarginati. A questo, si aggiunge una condizione di sfollamenti di massa e una crisi di malnutrizione, combinazione letale per i bambini. “Ci sono 1,7 milioni di sfollati a causa dell’insurrezione nel nord-est del Paese, l’85% dei quali nello Stato del Borno, dove è avvenuta la maggior parte di questi attacchi”, si legge.
A rivendicare gli attacchi ai danni della popolazione civile, il più delle volte è stato il gruppo jihadista. Inutili gli appelli dell’Onu o dei Vescovi lanciati per chiedere aiuto. L’ultimo è quello di Padre John Bakeni, responsabile del coordinamento degli aiuti ai sopravvissuti agli attacchi terroristici e agli sfollati nella sua diocesi di Maiduguri, nel nord della Nigeria. In un’intervista pubblicata su AED – Fondazione internazionale che si occupa di sostegno alla Chiesa “in difficoltà” attraverso aiuti e donazioni – Padre Bakeni ha rilanciato l’allarme e fatto un quadro della situazione.
“Niente è cambiato, numerosi villaggi sono ancora sotto attacco e mentre vi parlo, proprio in questo momento, i cristiani vengono uccisi, uomini e donne, senza distinzione. I loro beni sono distrutti e gli agricoltori non possono più lavorare nei campi. Hanno paura di essere feriti o uccisi e le loro condizioni di sicurezza peggiorano”, commenta. Poi, lancia l’allarme sulle condizioni d’abbandono da parte dello Stato: “Nel mondo intero, il cristianesimo sta attraversando un momento difficile. È triste vedere che i paesi che sono stati pionieri e costruiti sui valori cristiani si stanno allontanando dalla fede. In Nigeria, lo Stato non è particolarmente presente quando si tratta di proteggere e assicurare la vita e la proprietà dei cristiani. Noi, cittadini nigeriani, sia cristiani che musulmani, ci aspettiamo che lo Stato ci protegga e ci porti sicurezza. Solo in queste condizioni le persone possono fare il loro lavoro senza paura”.
A sua volta, la Chiesa prova ad aiutare e dare sostegno. La sua diocesi di Maiduguri – un’altra zona colpita ripetutamente da attacchi – riceve ad esempio supporto da altre diocesi nigeriane. Il più grande sostegno, però, arriva dall’Estero, in particolare dalle diocesi degli Stati Uniti, o dell’Ungheria, ed anche da AED. Cosa si può fare, allora, per provare a cambiare le cose? “Il primo e principale supporto è di pregare per noi – prosegue il Vescovo – In secondo luogo, fornire sostegno finanziario e fornire risorse affinché i cristiani possano continuare a mantenere fede anche in situazioni difficili. Infine, i governi europei dovrebbero esercitare un’influenza sul nostro Governo per rafforzare le istituzioni democratiche che operano per lo stato di diritto, la libertà religiosa e la libertà di riunione per tutti”. Quanto all’Islam, la jihad è per Padre Bakeni una deformazione dell’Islam. Il silenzio, al riguardo, “della maggior parte dei musulmani è inquietante. Le persone devono opporsi all’islamismo radicale e denunciarlo”.
Chiara Feleppa
Fonte: Ansa, Daily Nigerian, Agi, AED
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