Carola Rakete, il capitano della Sea Watch 3, ha ribadito di non voler riportare i migranti in Libia e ha indicato come porto sicuro Lampedusa. L’offensiva con Salvini prosegue, specie dopo la notifica di divieto di ingresso in acque italiane.
Continua il contrasto tra il Viminale e la Ong Sea Watch 3, ancora in acqua dopo aver disobbedito alle indicazioni fornite dalla Guardia costiera libica che aveva indicato Tripoli come porto sicuro per i migranti. Salvini può contare delle disposizioni permesse dal Decreto Sicurezza bis e vietare l’ingresso dell’imbarcazione in acque italiane. Sabato scorso il Governo ha infatti firmato “il divieto di ingresso, transito e sosta alla nave Sea Watch 3 nelle acque italiane“, atto notificato dagli uomini della Guardia di Finanza alla comandante dell’imbarcazione.
Giorgia Linardi – la portavoce della Sea Watch 3 – ha fatto sapere che la Ong non avrebbe nessuna intenzione di riportare i migranti indietro in un porto non sicuro, altrimenti lo staff “commetterebbe un crimine per cui l’Italia è già stata condannata, ovvero quello del respingimento collettivo“. Il riferimento è alla sentenza del 2009 della Corte Europea dei Diritti dell’uomo che aveva sanzionato l’Italia proprio per aver rimandato in Libia un gruppo di migranti soccorsi in mare.
"Il divieto non cambia il quadro del diritto internazionale. La Libia non è un porto sicuro".@giorgialinardi a @Ariachetira @la7tv.#SeaWatch3
— Sea-Watch Italy (@SeaWatchItaly) June 17, 2019
E ribadisce di non sembra disposta a cedere il capitano della nave, Carola Rakete. Trentuno anni, parlando con Repubblica ha fatto sapere di non aver ancora preso nessuna decisione e di attendere disposizioni date dal legale. “Lampedusa rimane il porto sicuro più vicino al punto dove abbiamo effettuato il salvataggio”, ha detto dopo che nella notte la Guardia di Finanza è salita a bordo per notificare il divieto di ingresso in acque italiane. “Non li riporterò mai in Libia, queste persone sono sotto la mia responsabilità. Alcune hanno sulla pelle i segni della tortura e sul corpo quelli dell’abuso sessuale”, ha concluso.
Fonte: Repubblica, Twitter Sea Watch Italy