Sarebbe illegittimo l’arresto del cantante Marco Carta per il furto di sei magliette alla Rinascente di Milano. Lo scrive il giudice Stefano Caramellino nella sua ordinanza. Il documento è stato reso noto dal legale del cantante.
Come riportato dall’Ansa, il giudice della sesta sezione penale di Milano Stefano Caramellino, almeno per il momento, smonta l’accusa di furto aggravato, mosse nei confronti di Marco Carta, a processo a settembre. Nella sua ordinanza il giudice ha riscontrato pochi indizi a carico del cantante sardo, ritenendo gli “elementi di sospetto sono del tutto eterei, inconsistenti” e la “versione degli imputati non allo stato scalfita da alcun elemento probatorio contrario”.
Questo si legge nel provvedimento dello scorso 1 giugno, con cui Caramellino non ha convalidato l’arresto per furto attribuito a Marco Carta. Il motivo che avrebbe portato il giudice a tale decisione sarebbe stata la “carenza di gravità indiziaria”. Per questa ragione l’arresto del cantante, difeso dall’avvocato Simone Ciro Giordano, “non può ritenersi legittimo”.
A nulla sarebbe valsa neppure la testimonianza del vigilante della Rinascente, “unico teste oculare”, in quanto ego parlando di Marco e della sua amica Fabiana Muscas avrebbe “descritto un comportamento anteriore” al furto. Per il giudice “gli elementi di sospetto” a carico del cantante sarebbero “inconsistenti” poichém secondo il giudice il contegno con cui i due sono stati descritti dalla security non era sufficiente a fondare sospetti “è normale che due acquirenti si guardino spesso attorno all’interno di un esercizio commerciale” ha scritto il magistrato, secondo cui la stessa impressione che “essi stessero controllando se erano seguiti da personale dipendente è formulata in modo del tutto ipotetico e vago”.
Neanche il fatto che i due si siano recati ad un altro piano per misurare le sei magliette, dal valore commerciale di 1.200 euro e oggetto del furto, riesce a far segnare un punto per l’accusa. Come ha raccontato Adnkronos, questo comportamento per il giudice sarebbe “compatibile con il proposito di trovare un camerino di prova libero”, visto che “grande era l’affollamento” del centro commerciale la sera del 31 maggio per via del Black Friday.
Secondo il giudice, il vigilante non avrebbe seguito per tutto il tempo le due persone accusate di furto e questo sarebbe dimostrato dal “fatto che lo sguardo dell’addetto alla vigilanza non sia stato fisso sui due arrestati. Neanche lui ha affermato di avere visto l’inserimento degli abiti nella borsa – ha osservato il magistrato – né egli ha precisato in mano a chi fosse la borsa dopo che era stata appoggiata nel ‘camerino’, né egli ha affermato di aver sentito alcun rumore compatibile con la rottura delle placche antitaccheggio”. Per il giudice non si potrebbe dunque affermare con certezza che il taglio delle placche sia accaduto dopo ” al primo inserimento dei vestiti nella borsa dell’imputata”.
Marco Carta, ha sostenuto ancora il giudice, “non deteneva all’uscita” dalla Rinascente di Piazza Duomo “la borsa contenente i vestiti sottratti”, in possesso invece dell’amica, la quale aveva con sé anche il cacciavite usato per rompere le placche antitaccheggio. Per il fatto che “nessuna circostanza descritta nel verbale d’arresto costituiva sufficiente sintomo” a conferma della presunta azione criminosa da attribuire al cantante è stata quindi respinta la richiesta di convalida dell’arresto, avanzata dal pm Nicola Rossato.
Marco Carta, visibilmente soddisfatto per le motivazioni espresse dal giudice Caramellino nella sua ordinanza, ha commentato il provvedimento con questo post su Instagram riproducendo il servizio di Studio Aperto sul caso e commentando : “Grazie, a tutti quelli che mi hanno difeso senza bisogno di questo servizio che comincia a fare chiarezza circa la situazione, grazie alla mia famiglia, ma grazie sopratutto a voi haters per avermi fatto capire che sono più forte di quanto pensassi, grazie per avermi reso più resistente. Grazie a voi che con i vostri tag nelle stories mi mandavate antitaccheggi in maniera allusiva, denigratoria e calunniante. Io lo dico sempre. #VivaLaMusica #OneLove. Tutto il resto vale zero”.
Anche il legale di Marco Carta, l’avvocato Simone Ciro Giordano, si è voluto esprimere su questa ordinanza: “Ad oltre dieci giorni dai fatti, dobbiamo constatare il crescente iato tra la vicenda giudiziaria che impegna il nostro assistito e la narrazione mediatica della stessa”.
Sarebbe questa la ragione che lo avrebbe spinto a rendere ciò “pubblico, al solo, quantomeno auspicato, fine di far pulizia di interpretazioni del tutto disancorate dalle evidenze, e finanche dalle regole processuali, quando non apertamente diffamatorie, lo stralcio dell’ordinanza emessa dal Tribunale di Milano”. Il legale ha quindi concluso con la “speranza che ciò possa porre fine al ‘giudizio parallelo’ di fatto celebrato dai media e nella rete, con tutto il corredo di storture che immancabilmente lo caratterizzano rispetto all’accertamento processuale vero e proprio”.
Fonte: Ansa, Adnkronos, Instagram Marco Carta, Studio Aperto
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