Dopo le sentenza del Tar di Firenze che ieri ha bocciato l’ordinanza sulle Zone Rosse, Matteo Salvini usa il pugno duro contro i magistrati che esprimono valutazioni negative sui suoi provvedimenti.
Come riporta Adnkronos, sarebbe chiara la volontà del Ministero dell’Interno di fare ricorso contro il provvedimento del Tar di Firenze contro le cosiddette “Zone rosse” e contro le sentenze dei Tribunali di Bologna e Firenze che hanno ordinato l’iscrizione all’anagrafe di alcuni richiedenti asilo. Secondo l’Ansa, fonti del Viminale avrebbero addirittura intenzione di rivolgersi all’Avvocatura dello Stato. Il motivo? Valutare l’operato di quei magistrati che hanno emesso sentenze per le quali invece avrebbero dovuto astenersi e passare il fascicolo ad altri colleghi “per posizioni in contrasto con le politiche del Governo in materia di sicurezza”. Le idee dei giudici, finite nel mirino del Ministero, sarebbero inoltre state espresse “pubblicamente”: o tramite collaborazioni con riviste sensibili a temi riguardanti i migranti – come “Diritto, immigrazione e cittadinanza” -; o, ancora, assieme a legali facenti parte dell’Asgi – l’Associazione studi giuridici per l’immigrazione – che hanno preso le difese degli immigrati contro il Viminale.
A finire sotto la lente d’ingrandimento del Ministro Matteo Salvini è soprattutto Luciana Breggia, Giudice del Tribunale di Firenze che, con una sua sentenza, ha escluso il Ministero dal giudizio sull’iscrizione anagrafica di un immigrato. Proprio contro di lei il leader della Lega si è scagliato invitandola a candidarsi “per cambiare le leggi che non condivide”. La Breggia, inoltre, nel corso di alcuni dibattiti pubblici avrebbe criticato “l’uso della parola clandestini” riferita ai migranti e avrebbe preso parte alla presentazione del libro di Maurizio Veglio, avvocato dell’Asgi. Ed è sempre un legale dell’Asgi, Noris Morandi, quello a cui Luciana Breggia ha dato ragione nel ricorso contro il Viminale finito sotto accusa. Inoltre, in occasione della presentazione di quel libro, la stessa giudice sarebbe apparsa vicino alla portavoce del progetto Mediterranea e al professore Emilio Santoro, anch’egli critico nei confronti dei provvedimenti del Viminale.
Ma Luciana Breggia non è la sola ad essere finita nel mirino del Ministero dell’Interno. C’è anche Rosaria Trizzino, Presidente della seconda sezione del Tar della Toscana che ha appena bocciato le zone rosse; e Matilde Betti, Presidente della prima sezione del Tribunale Civile di Bologna. Quest’ultima, il 27 marzo scorso, ha respinto il ricorso proposto dal Viminale contro l’iscrizione nel registro anagrafico di due cittadini stranieri.
In tutto ciò, lo stesso Matteo Salvini, già pesantemente criticato dall’Onu per i provvedimenti contro l’immigrazione clandestina, ha voluto esprimere la sua posizione sulla questione dei presunti giudici pro migranti: “Non intendiamo controllare nessuno né creare problemi alla magistratura, soprattutto in un momento così particolare e delicato come quello che sta vivendo il Csm. Ma ci facciamo una domanda a nome degli italiani: ci chiediamo, col dovuto rispetto, se alcune iniziative pubbliche, alcune evidenti prese di posizione di certi magistrati siano compatibili con un’equa amministrazione della giustizia. Parliamo di iniziative pubbliche e riportate dai media, come è facilmente verificabile su internet”.
Ma le critiche al ruolo della Magistratura non provengono solo dalla Lega. Sul tema è intervenuto anche il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, che si è espresso in una nota in merito al dissequestro della Sea Watch. “Tutto procede come avevo fin troppo facilmente previsto. La magistratura prima ha sequestrato la Sea Watch, facendo scendere i clandestini che erano a bordo e poi, dopo che un’altra invasione nel nostro Paese si è realizzata, la dissequestra. Questa condotta allontana gli italiani dalla magistratura”, dice Gasparri, che prosegue: “Ora la Sea Watch può ricominciare a trasportare clandestini. Una vicenda vergognosa, raccapricciante. Perché il sequestro è servito, di fatto, a far entrare altri immigrati in Italia, non per stroncare l’attività della Ong che adesso riprenderà a causa della decisione della magistratura di dissequestrare la nave”.
La Magistratura italiana, sostiene il senatore, offre ancora un esempio negativo. La decisione del dissequestro viene dal procuratore aggiunto di Agrigento, Salvatore Vella, e il pm Cecilia Baravelli. La nave, riporta Tpi, potrà dunque lasciare a breve il porto di Licata e si prepara per tornare il prima possibile in mare. “Numerose le notizie delle persone in difficoltà, alcune delle quali hanno dovuto attendere ore prima di essere soccorse, mentre altre sono ancora in ostaggio in mezzo al mare senza l’indicazione di un porto sicuro“, commenta Giorgia Linardi, portavoce della ong Sea Watch. “Le persone continuano a partire e ad essere in difficoltà in mare ed è nostro dovere e responsabilità essere lì. Ci auspichiamo di tornare in mare assieme alle altre navi delle ong e insieme agli assetti militari che prima di noi hanno soccorso centinaia di migliaia di vite umane. Speriamo che questo possa essere fatto ancora e non osteggiato dal Governo. Il Governo si deve astenere da diffamazioni senza alcuna base legale”, conclude.
Fonte: Ansa, Adnkronos, Tpi
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