“Non faccio la spia” ma davanti al giudice Marco Carta ha inguaiato l’amica

“Chi fa la spia non è figlio di Maria” ha detto Marco Carta ai giornalisti che gli chiedevano sul furto alla Rinascente di Milano, venerdì scorso. Il cantante ed un’amica erano stati sorpresi all’uscita, con sei magliette nella borsetta di lei, Fabiana Muscas.

Marco Carta inguaia l'infermiera - Leggilo

In un primo momento l’identità dell’altra persona coinvolta nel furto era apparsa incerta. Ma è stata questione di poche ore, con le immagini di TgCOM a diffonderne, se non il volto, almeno qualche tratto riconoscibile: bionda, minuta e magra. E in molti l’anno riconosciuta. Era proprio Fabiana Muscas. Non un’estranea per Marco Carta che dinanzi ai giornalisti aveva astutamente glissato sui rapporti con la donna arrestata. Fabiana era una fan che ha avuto la fortuna di diventare amica del cantante. Un’amica inseparabile, dicono. Il Corriere rivela che la donna lavora all’ospedale Brotzu di Cagliari, in cardiologia. Ha 53 anni, è vedova con una figlia, dicono. Vive nel capoluogo sardo, in un quartiere popolare, insieme ai genitori. Nell’ultimo periodo avrebbe espresso la volontà di abbandonare la Sardegna e chiesto il trasferimento presso il Sant’Andrea di Roma. Persona preparata e stimata, professionalmente. E se Mario Carta si è discolpato davanti al giudice, dichiarando e facendo dichiarare dal proprio avvocato di non avere alcuna responsabilità sul furto, lei sembra aver ammesso l’addebito. Carta si sarebbe difeso dando la colpa alla sua amica: “E’ stata lei – avrebbe detto – è tutto nella sua borsa, io non ho fatto nulla, non ho rubato“. Proprio il fatto di non essere in possesso delle magliette al momento del fermo ha salvato il cantante. Per lei, invece, problema nasce dal fatto che le magliette sono state trovate nella sua borsa. E infatti, al termine del processo per direttissima, domenica scorsa, il giudice ha confermato l’arresto solo per Fabiana, sia pur senza detenzione.

Il processo si terrà il prossimo 20 settembre. Lei intanto è sparita, a casa e al lavoro. Dovrà decidere cosa fare ora, se prendere su di se ogni colpa o confermare quanto affermato dall’uomo della sicurty. L’addetto avrebbe capito le intenzioni dei due e li avrebbe seguiti. E’ stato Marco Carta a misurare le magliette e a staccare i dispositivi anti taccheggio, ha detto. Non si comprende perché dovrebbe mentire, visto che il suo lavoro è quello di pervenire i furti. Il lavoro di Marco Carta è quello di cantare, e si comprende perchè ora avrebbe interesse a mentire, sperando che non sia Fabiana a cantare, ora. Ad un’amica lei avrebbe scritto “Io non ho fatto niente” dice il Corriere, e potrebbe essere la sua tesi di settembre. Perchè va bene l’amicizia, ma anche lei ha una reputazione da difendere, almeno quanto il suo amico. Intanto i colleghi dell’ospedale sono increduli: “È una donna ineccepibile nel lavoro. Quando l’abbiamo vista in tv a palazzo di giustizia e abbiamo saputo siamo rimasti allibiti. Impossibile pensare che una come lei abbia potuto rubare” riferisce il Corriere. Forse la vera responsabilità della ragazzata è da ascriversi al più giovane dei due.

Il curriculum della Muscas sembra ineccepibile: coordinatrice dell’ equipe infermieristica in cardiologia, partecipazione ad eventi formativi in veste di tutor, relatrice in diversi congressi scientifici, con una lunga esperienza in programmi di riabilitazione. E’ stata anche un’attivista per la Cisl, fra i delegati di lista per la rappresentanza aziendale. Non sembra il tipo di persona impegnata a togliere dispositivi anti taccheggio dentro i bagni della Rinascente. Troppi guai tutti in una volta, ora. Perché c’è dell’altro: una nota dell’Ordine degli infermieri di Cagliari – scrive l’Ansa – smentirebbe che Fabiana Muscas sia iscritta all’Albo annunciando: “approfondimenti sulla sussistenza dei requisiti per esercitare la professione. Se tale dato venisse confermato, costei eserciterebbe la professione infermieristica senza il requisito dell’iscrizione e quindi al di fuori delle norme vigenti in materia”.

Fonte: Ansa, Corriere della Sera, TgCOM

 

 

 

 

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