Marco Carta aveva dichiarato di aver “chiarito tutto” con il giudice e che fosse evidente anche la magistrato la sua totale estraneità all’accusa di furto aggravato. L’imputazione era stata formulata venerdì sera dopo un furto di sei magliette del valore di 1.200 euro alla Rinascente di piazza del Duomo. La Security tuttavia è certa del furto e i filmati inchioderebbero Carta, nonostante le sue dichiarazioni.
Puoi subire in casa un furto di oro e gioielli per un valore di 300 mila euro, se ti chiami Giuliano Pisapia; oppure un furto di 500 mila euro in quadri e opere d’arte se sei Vittorio Sgarbi. Ma per coloro che restano comuni mortali il furto può avere un valore più esiguo ed avvenire in un luogo più prosaico come la Rinascente. E può anche capitare che quel furto non è subito, ma addebitato.
Marco Carta è stato accusato di un furto, venerdì sera a Milano. Dice che è tutto finito e che si è trattato di un equivoco. Ma le cose non sono andate esattamente così. E’ vero che l’arresto per lui non è stato convalidato, ma resta indagato per furto aggravato in concorso con un’altra persona. Quest’ultima è una donna di 53 anni che era alla Rinascente. Non un’estranea: era in sua compagnia all’interno del negozio. Entrambi sono stato fermati e nella borsa della donna, secondo quanto riferito da Ansa e Adnkronos, sono state trovate le sei magliette rubate e un cacciavite. Carta non ha voluto riferire nessun dettaglio su quanto accaduto alla Rinascente.
Ieri, alla fine del processo per direttissima che si è svolto a porte chiuse il giudice non ha convalidato l’arresto dell’ex concorrente di Amici e non ha applicato alcuna misura cautelare. Marco Carta è stato tuttavia rinviato a giudizio per furto aggravato in concorso con la donna che lo accompagnava. “Abbiamo chiarito tutto. Non sono stato io a rubare per fortuna è andato tutto bene, sono felice di poterlo dire” ha detto Carta, uscendo dal Tribunale di via Freguglia. “Adesso vado a casa, sono un po’ scosso, le magliette non ce le ho io, l’hanno visto tutti”. A chi gli chiedeva allora chi le avesse rubate quelle magliette ha replicato: “Non mi va di dirlo, non faccio la spia“. Marco Carta non ha chiarito in che rapporti fosse con la donna che lo accompagnava. Sopratutto, lui ed il suo avvocato hanno ripetutamente lasciato intendere che l’incidente si fosse chiuso così, almeno per Carta, con il giudice che aveva capito tutto e lo rilasciava da innocente. Era stato tutto un equivoco, parole ribadite poche ore dopo, come da lui stesso preannunciato, nella sua pagina FB e su Instagram.
Ma non è così. L’accusa di furto aggravato rimane. E’ desumibile, a questo punto, che a compiere il furto sia stata l’altra persona ma che al cantante venga contestata la complicità. Sono in corso le procedure per acquisire i video delle telecamere di sorveglianza della Rinascente. Serviranno a comprendere dov’era Marco Carta nel momento in cui sono stati tolti gli antitaccheggio e sono stati buttati via e se, in particolare, lui fosse consapevole di quanto stava accadendo. Il processo per entrambi inizierà a settembre.
Per la donna, al contrario di quanto deciso per il cantante, l’arresto è stato convalidato. Almeno secondo quanto riferisce il suo avvocato Simone Ciro Giordano uscendo dall’aula al termine dell’udienza del processo per direttissima: “E’ stata chiarita la totale estraneità di Marco Carta – ha detto – Lui è estraneo a qualsiasi addebito. Il fatto è attribuibile ad altri soggetti, lui è totalmente estraneo, è stato acclarato dal giudice. Marco è una bravissima persona”.
Con il trascorrere delle ore, tuttavia, qualche particolare emerge e alla stampa delle informazioni arrivano. Ci pensa Repubblica a ricostruire l’accaduto in maniera apparentemente più plausibile. E certo coerente con quanto deciso dal giudice.
Secondo quanto riferito dal quotidiano il primo a insospettirsi sarebbe stato l’addetto alla sicurezza che aveva notato una coppia, un ragazzo e una donna con un comportamento insolito, a suo dire, perchè “si guardavano spesso attorno, come se controllassero di non essere osservati dal personale“. La donna risulterà essere Fabiana Muscas, un’amica del cantante. Secondo quanto riporta il quotidiano, i due avrebbero sostato nei camerini per diversi minuti. Marco Carta era all’interno e la donna ferma fuori. A essere determinanti sono le telecamere interne, che avrebbero inchiodato la signora nell’atto di passare una a una le magliette al cantante allungandogli anche la borsa dove nasconderle. Una volta uscito dallo spogliatoio “in mano non avevano più le maglie prelevate poco prima” ha raccontato il dipendente della security. I due prendono le scale mobili, salgono al quarto piano, si dirigono ai bagni per la clientela dove, con un cacciavite, avrebbero staccato le placche antitaccheggio dalle t-shirt, per poi scendere al secondo e comprare due costumi da bagno da uomo del valore di 77 euro forse per distogliere l’attenzione. Ma ecco che al momento di uscire dal negozio, sarebbe scattato l’allarme sonoro: le maglie trafugate erano dotate di un ulteriore antifurto costituito da piccoli adesivi difficili da trovare. La Rinascente sporge denuncia. A furto compiuto ci penserà l’Unità reati predatori dei Vigili di Milano ad accusare i due di furto aggravato in concorso.
La Muscas avrebbe ammesso di aver preso le magliette e di averle infilate nella borsa, si è vista convalidare l’arresto, mentre per entrambi non viene disposta nessuna misura restrittiva. E mentre il processo è rimandato a settembre, dove potrebbero essere allegati «filmati inequivocabili».
Fonte: Ansa, Adnkronos, Mario Carta FB, Instagram
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