Vincent Lambert, un ragazzo finito in coma vegetativo cronico non reversibile dal 2008, dopo un incidente stradale che ha provocato danni celebrali, non morirà. Il suo caso ha riaperto lo scontro tra Stato e Chiesa sulla questione eutanasia.
Di Vincent Lambert, in Italia, non ne parla quasi nessuno. Ma oltralpe, in Francia, il suo nome è associato a quelli di Eluana Englaro, Charlie Gard, Alfie Evans. Loro, sono quelli morti per eutanasia. Sono quelli morti per volere della giustizia, distante dall’etica della vita. In corso, in queste ore, un altro omicidio di Stato, dicono. Un omicidio dove la vittima accertata è Vincent. 42 anni, ex infermiere psichiatrico, nel 2008 è rimasto vittima di un terribile incidente che gli ha provocato danni cerebrali irreversibili. Da undici anni, l’uomo vive in ospedale, a Reims, ricoverato in uno stato di coma vegetativo cronico non reversibile. La scorsa settimana sarebbero dovute iniziare le procedure per l’interruzione del trattamento “terapeutico”.
A renderlo possibile, la legge Leonetti, in vigore in Francia dal 2005, che da la possibilità ai medici e ai sanitari di interrompere un trattamento quando lo si reputi inutile. In genere, il tutto avviene con il consenso dei familiari. Quando questo non accade, in assenza di direttive, si passa in Tribunale. Ed è qui che sono finiti i genitori dell’uomo – che non vogliono, in quanto fermamente cattolici, la sospensione del trattamento – contro la moglie e uno dei fratello di Vincent. Il caso ha riaperto la discussione sull’eutanasia, anche perché la mamma di Vincent ha diffuso in rete un video per dimostrare che, in realtà, morire non sia nelle volontà di suo figlio. Molti esponenti della Chiesa e ferventi cattolici, si schierano a sostegno della madre, come il senatore Simone Pillon. Quest’ultimo ha ripreso le parole del Cardinale Robert Sarah che cita un passo del Vangelo:
“Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via lontano da me maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli! Perché ebbi fame e non mi deste da mangiare, ebbi sete e non mi deste da bere” (Matteo, 25: 41-42)
Proprio quanto tutto sembrava finire, riporta AGI, la Corte d’Appello di Parigi ha ordinato la ripresa delle cure per Vincent dopo che i trattamenti che lo tenevano in vita erano stati interrotti nella mattinata. La decisione è arrivata dopo un ennesimo ricorso dei familiari, respinto invece dalla Corte europea dei diritti umani. Ma i due non si sono arresti ed hanno invocato le raccomandazioni del Comitato dei Diritti dei disabili delle Nazioni Unite. I giudici francesi hanno dunque ordinato la ripresa delle cure in attesa di una pronuncia da parte dell’Onu. Non era la prima volta che i medici provavano ad interrompere le cure: era accaduto nel 2013, con il consenso della moglie; poi nel 2015 in mancanza di segni di miglioramento. Ma in entrambi i casi i medici furono denunciati per omicidio e sequestro si fermarono.
In realtà, legalmente, a poter decidere della sorte di Vincent Lambert è la moglie, nominata nel 2016 tutore legale dal Tribunale e che più volta ha fatto pressione per la sospensione del sostegno vitale. Lei afferma che Vincent, prima dell’incidente, avesse espresso il desiderio di non vivere attaccato alle macchine. Ma i genitori dell’uomo la pensano diversamente. E la lotta continua.
Fonti: AGI, Facebook Simone Pillon,