Giampiero Mughini replica alla lista di proscrizione condivisa da Gad Lerner in cui il giornalista accosta presunti nomi del fascismo a giornalisti del presente.
“Vorrei compilare qui, a futura memoria, una lista di proscrizione meramente simbolica, non avendo io né il diritto né il potere di mettere al bando chicchessia, e tanto meno d’intromettermi nelle scelte degli autori a cui dobbiamo l’ossessiva, pluriquotidiana comparsata televisiva di certi personaggi. Lo so, parlare di lista di proscrizione risulta odioso. Ma io non temo di apparire tale, se questo è il prezzo da pagare per lasciare quei nomi qui depositati nero su bianco. Nella serena certezza che nessuno gli farà del male per causa mia, anzi, si compiaceranno del mio dispetto così come del plauso entusiasta di chi vede in loro il ritratto ideale dell’anticonformista, eretico, scorretto perché vicino al popolo”. Comincia così l’intervento di qualche giorno fa del giornalista radical Gad Lerner, pubblicato su “Il Venerdì”, il settimanale del quotidiano La Repubblica, in cui si accostano alcuni presunti nomi del fascismo a giornalisti del presente.
Questi ultimi, infatti, avrebbero avuto atteggiamenti filo-fascisti, insistendo sulla pericolosità degli ebrei, dei massoni, dei negri e dei meticci, continua Gad che poi cita Telesio Interlandi, Giovanni Preziosi, Giorgio Almirante, Julius Evola. Nomi che si macchiarono di antisemitismo, adoperando linguaggio ed argomenti tipici del razzismo italiano novecentesco. “Il ricorso allo scherno e alla provocazione satirica, il rappresentare deformi e viziosi i bersagli etnici prescelti, l’accreditarsi come coraggiosi nemici dei poteri forti, un po’ sfrontati antielitari estranei alla cultura ufficiale, furono tratti caratteristici che favorirono il successo di quei loschi individui”. Poi, la lista continua: “Ebbene, lasciatemelo dire, infine: i vari Paolo Del Debbio, Giuseppe Cruciani, Mario Giordano, Maurizio Belpietro, Vittorio Feltri più altri epigoni minori, non sono forse i Telesio Interlandi, Giovanni Preziosi, Giorgio Almirante, Julius Evola, ovvero i difensori della razza dell’Italia di oggi?”.
L’articolo scritto per l Venerdì, e ripreso da più testate, ha suscitato non poche repliche, tra cui quella di Giampiero Mughini, che ha commentato così su Dagospia. “Sono rimasto allibito, allibito da tali porcate intellettuali degne di un semianalfabeta. Ossia compilare una lista di alcuni presunti energumeni del fascismo e del razzismo – Interlandi, Preziosi, Evola, Almirante – e definirli comparabili ad alcuni presunti energumeni di convinzioni nel presente che non piacciono a Lerner – Del Debbio, Giordano, Belpietro, Cruciani, Vittorio Feltri”, scrive Mughini. Si possono giustificare, continua il giornalista, dei ragazzi di scuola media che tentano una comparazione tra le leggi razziali e il decreto sicurezza – come accaduto a Palermo – ancora immersi nella semplificazione intellettuale, ma non degli elenchi “sfacciati ed idioti di un presunto intellettuale”.
Mughini passa poi in rassegna i nomi citati da Lerner: Preziosi era un farabutto intellettuale, che ha pagato le sue colpe suicidandosi insieme alla moglie; Evola un saggista che ha scritto libri di gran calibro; Telesio Interlandi direttore di giornali che hanno ospitato il fior fiore della nostra cultura. Quanto a Giorgio Almirante, quello del dopoguerra è un tutt’altro personaggio da quello di prima. “Che c’entra Cruciani con Del Debbio? Di che cosa è accusabile un bravissimo giornalista come Belpietro, se non di avere idee diverse da quelle di Lerner? E quale abisso di settarismo e fanatismo è necessario per raffrontare personaggi abissalmente distanti come Vittorio Feltri e Preziosi. E quanto a Mario Giordano, sono più le volte che duelliamo che non le volte che concordiamo, il che non toglie nulla al fatto che quando lo incontro su un set televisivo lo saluto e lo abbraccio”, continua Mughini. “Mai e poi mai avrei creduto che nel terzo millennio qualcuno potesse fare delle liste di proscrizione talmente sciatte e sciagurate?”, conclude.
Ma Gad Lerner insiste. E, preso atto della replica di Mughini, ha risposto richiamandosi alla biografia scritta proprio da Mughini per Rizzoli su Telesio Interlandi, fondatore de “La difesa della razza“. “Caro Mughini, nel mio semianalfabetismo intriso di fanatismo settario ho letto la biografia piena di ammirazione che hai dedicato a Telesio Interlandi, fondatore e direttore de “La difesa della razza” nella prima edizione Rizzoli. Mi auguro che ristampandola per Marsilio tu abbia approfondito i tratti cruciali del suo spregevole razzismo, che francamente mi parevano diluiti nel profilo encomiastico da te tracciato. Del resto, lo sappiamo, Interlandi è morto nel suo letto nel 1965 dopo essere rientrato in possesso del suo cospicuo patrimonio.
A questo tipo di indulgenza e reticenza postbellica facevo riferimento nel mio articoletto.
Convengo che la levatura intellettuale degli epigoni odierni non sia comparabile a quella dei difensori della razza novecenteschi. Ma ti assicuro che se andassi a riprendere certi titoli di prima pagina o certe invettive radiofoniche e televisive in cui si sono dilettati negli ultimi anni i direttori da me citati, la somiglianza con i testi de “La difesa della razza” apparirebbero anche a te notevoli. Pur nel mutato contesto storico.
Un saluto cordiale,
Gad Lerner
i”, scrive Gad.
E Mughini replica, di nuovo: “Deve star confondendo il mio libro con quello di qualcun altro. Lo sfido a riferire una pagina, una riga, un aggettivo di quel libro da cui trasudi “ammirazione” per Interlandi. Su tutto possiamo avere idee e valutazioni diverse, non su quel che è davvero un libro, la sua fisionomia, le sue caratteristiche, la sua verità”. Per ora la querelle sembra conclusa. Ma, probabilmente, Gad Lerner non tarderà a rispondere. E noi prendiamo i pop-corn.
Fonte: Il Venerdì di Repubblica, Dagospia
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