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Migranti, Romano Prodi e Ius Soli: perché Cécile Kyenge non è stata eletta

Cécile Kyenge non è stata eletta. L’eurodeputata sostenuta da Romano Prodi e che punta all’integrazione e all’invasione dei migranti, esce di scena a Bruxelles. Cosa ha portato al suo declino?

Un disastro, una figuraccia, un naufragio: così, sulle pagine dei giornali e in tv, si parla dell’esito dell’Europee quando si fa il nome di Cécile Kyenge. L’europarlamentare del Partito Democratico ha fatto flop, e dovrà dire addio al suo seggio a Bruxelles. La non rielezione ora pesa come un macigno, mettendo in forse il suo futuro politico. Sarà difficile superare quanto accaduto alle urne: un rovescio dovuto ai temi su cui l’ormai ex europarlamentare ha incentrato la sua campagna elettorale.

Così, dovremo fare a meno della Kyenge. Forse perchè ha chiesto il voto degli italiani dicendo “aiutiamo gli africani” convinta d’interpretare il pensiero della maggioranza, come ebbe a dire all’epoca della Sea Watch: “Secondo me tutta l’Italia vuole lo sbarco di queste persone. Dovrebbero sbarcare subito, toccare terra, ricevere le cure necessarie, e poi discutere per vedere come redistribuire le persone”. Sul tema fu ancora più esplicita, parlando con Giuseppe Cruciani a Radio24: “Nei prossimi 30-40 anni l’Europa avrà bisogno di almeno 50 milioni di immigrati, minimo. Alcuni territori devono essere rigenerati. Quei territori devono vivere, l’economia deve andare avanti. Bisogna saper guardare oggi al domani. Quindi dico 50 milioni… minimo”. Delle esternazioni che non sono piaciute allora e che hanno aggiunto tasselli ad un finale degno di qualsiasi tragedia Shakesperiana.

Quanti voti ha preso la Kyenge

Ma la misura del rovescio la si ha con la conta dei voti. L’ormai ex parlamentare europea, candidata nella circoscrizione Nord Est, ha ottenuto solo 1.151 voti nei 190 seggi del comune di Modena, dove sono stati espressi 23.891 voti di preferenza secondo i dati del Ministero dell’Interno. Sono andati meglio Carlo Calenda, con 5.294 preferenze, ed Elisabetta Gualmini. Ma per la Kyenge nulla da fare, e così è finita nell’angolo, lei, Emma Bonino. Le iniziative o proposte indecenti diffuse negli ultimi tempi hanno portato allaKyenge un vero e proprio due di picche come risultato: propose di cedere all’Europa il controllo della situazione migranti e si ripromise di far introdurre il reato di Afrofobia, come fosse altra cosa dal razzismo; no ha mancato di scagliarsi contro i sovranisti rei di aver mostrato il volto “disumano, feroce e autoritario”.

Insomma, la misura non esiste, per la Kyenge. Monotematica nei temi e nei toni. Ci vuole più calma, più ponderatezza, più pace. Non è servito, a Cecile Kyenge, neanche il beneplacito dell’ex Premier Romano Prodi, che nel corso di un’intervista ad Eritrealive aveva detto, riferendosi all’eurodeputata: “Traccia una strada importante. Secondo me ha fatto un lavoro utile all’Italia e utile all’Africa. Ha tenuto le relazioni con molti paesi africani. Il suo impegno al Parlamento europeo è stato un bell’esempio. E penso debba proseguire”. Nulla da fare. L’appoggio di Prodi si palesò già nel 2013, in occasione di una festa multietnica a Bologna, la Festa della Cirenaica, alla quale la Kyenge prese parte, accolta da quell’Italia che, disse, sarebbe dovuta diventare “il punto di partenza di tutto”. Ad unire i due, documentò il Resto del Carlino, c’era anche lo Ius Soli, battaglia che il PD prosegue ormai con puntiglio come se su di essa fondasse la propria identità..

“Lo Ius Soli c’é in tutto il mondo, ne abbiamo bisogno“, spiegò l’ex premier, anche lui ospite d’onore. Tra le decine di stand della manifestazione,  la Kyenge venne accolta come una regina con frasi degne di lode: “Grazie di esistere”, “Sei una boccata di ossigeno”, le dicevano. E lei disse, soddisfatta: “Ho fatto tanta strada con molti di voi, per questo mi vedo giù da questo palco … essere tra voi è per me una ricchezza. I migranti sono prima di tutti lavoratori, contribuenti, consumatori e imprenditori: sono una risorsa insomma, se li vediamo dal punto di vista dello sviluppo”.

Probabilmente anche oggi la Kyenge verrebbe accolta dalla sua comunità in modo festoso e allegro. Il problema è che la sua azione politica è stata ben poca cosa e la dua notorietà è dovita più al suo essere stata Ministro che ad una personalità politica di qualche rileivo. Ci vuole ora un po’ di tempo, un po’ di pace, un po’ di malumore, per elaborare la sconfitta. Tutto passerà, dicono. C’è sempre un momento del ritorno. Probabilmente non ci saranno gli italiani ad aspettarla a braccia aperte. Ma qualcuno, in quel PD europeista, lo farà. Non demordere: chi è duro a morire si rialza.

Chiara Feleppa

Fonte: Ministero dell’Interno, Radio 24 – Sole 24 Ore, Resto del Carlino, Eritrealive

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Chiara Feleppa

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