Nicola Zingaretti esce vincente da queste Europee. Il risultato ottenuto dal PD sembra un punto di svolta ma in realtà c’è poco da esultare. Ad analizzare i numeri, il trionfo dei Dem è solo apparente.
Nicola Zingaretti dovrebbe tenere a freno gli entusiasmi. Si dice felice, soddisfatto, ed orgoglioso per questo rilancio del PD, tanto auspicato in campagna elettorale anche dall’ex Premier Romano Prodi. Il partito dei dem ha ottenuto il 22%, un risultato che fa tirare un sospiro di sollievo anche perché si piazza secondo rispetto alla Lega – che sbanca al 34,4% – e supera il M5S. Un punto di svolta rispetto alle politiche dello scorso marzo, ma in realtà, in termini assoluti, l’asticella dei voti non si è mossa. Sei milioni e centomila voti nel 2018, sei milioni e quasi trecentomila voti alla europee 2019. Lo schieramento non è cresciuto oltre la soglia raggiunta già lo scorso anno. In sostanza, il PD ha poco più di qualche elettore: i consensi sono fermi e l’azione di Zingaretti come leadersheap non è stata né benefica né miracolosa, come si vuol far credere in questi primi commenti a caldo post-voto.
Il posizionamento del PD al secondo posto è stato dettato più dal calo dei consensi del M5S che da altro. E se quest’ultimo partito esce perdente dall’alleanza con Salvini – che si conferma braccio forte del Governo giallo-verde – il PD vede ancora la Lega drammaticamente avanti.
Se si paragona il risultato del PD di ieri alle Europee del 2014 il tracollo è simile a quello subito Movimento Cinque Stelle rispetto alle Politiche dello scorso anno. Insomma i Dem escono sconfitti dal confronto tanto quanto il M5S.
E se almeno quest’ultimo si è proposto nel panorama politico italiano come qualcosa di nuovo e di alternativo, il PD sembra lontano da una leadership credibile e carismatica, che sappia individuare in maniera innovativa, temi forti per riconquistare l’elettorato. L’impressione è che il Partito resti ancorato a vecchi schemi e a vecchie idee. Stesso destino tocca in sorte ad Emma Bonino e agli altri partiti di Sinistra, che non hanno raggiunto neanche il 4% necessario per sedere ai tavoli di Bruxelles.
Lega e Fratelli d’Italia sono i soli due partiti hanno un saldo positivo tra 2018 e 2019: la Lega che ha guadagnato 3.270.000 voti e Fratelli d’Italia che ha avuto 251 mila voti in più. Confrontando i dati della Camera del marzo 2018 con quelli delle Europee 2019 ci si accorge che i grillini hanno perso 6 milioni di voti passando dagli oltre 10 milioni del 2018 ai poco più di 4 del 2019: oltre il 57% in meno. Saldo negativo per il PD che fa registrare un -208.000 voti e per Forza Italia cin un altro tracollo da capogiro: -2.317.000 voti.
I sovranisti prendono piede, insomma, e a conti fatti la Sinistra può solo fare da contorno, per il momento: il PD non può fare da contrappeso, non abbastanza, alla Lega di Salvini. Chi è che può dirsi entusiasta, invece, è il partito di Giorgia Meloni: di fatto, gli elettori di FDI sono in ascesa a scapito di Forza Italia. Un altra realtà in caduta libera, con Salvini e Meloni pronti a raccoglierne quello che resta.
Chiara Feleppa
Fonte: dati del Ministero dell’Interno
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