Il Vaticano possiede circa il 20% del patrimonio immobiliare italiano. Ma gli appartamenti leonini restano chiusi. La solidarietà si dimostra in altri modi, come dimostra il gesto del cardinale Konrad Krajewski.
Il gesto di Konrad Krajewski – l’ormai famosa decisione di riattivare la corrente staccata per morosità in uno stabile occupato – non è passato inosservato. Ha creato stupore e imbarazzo anche tra i vertici della Chiesa. Ma togliere ai ricchi per aiutare i poveri non è proprio ciò che i rappresentanti del Vaticano sono pronti a fare quando i ricchi sono loro. Se si scava nel passato, vengono alla luce moltissime famiglie ed associazioni cacciate da edifici di proprietà delle diocesi in tutta Italia. Come fa notare Maurizio Belpietro su La Verità: “Se lo stabile è di proprietà di un privato o di un istituto pubblico, l’ occupazione abusiva è benedetta” diverso il caso sel lo stabile appartiene alla Chiesa. Il furto di corrente, nel caso specifico del cardinale, è diventato un gesto miracoloso in nome dell’etica e della morale, superiore al codice penale. Se invece il palazzo è proprietà del Vaticano, di una qualche Curia oppure di una parrocchia, “allora la questione si fa un po’ più complessa – sottolinea Belpietro – e la benedizione viene sostituita dalle carte bollate e dalle ordinanze di sfratto. In questi casi non c’ è il pronto intervento dell’ elemosiniere del Papa, ma quello dell’ ufficiale giudiziario, che non guarda in faccia chi viene sbattuto in mezzo a una strada, ma guarda soltanto ciò che dice la legge”.
Nell’ultimo anno le Curie hanno sfrattato famiglie e associazioni, colpevoli o di non pagare oppure, semplicemente, di intralciare i progetti della Diocesi. In pratica, a dar prova del modo di agire dell’amministrazione vaticana, ci sono le carte e gli ordini di sfratto pervenuti agli occupanti delle case parrocchiali o legati alle diocesi. Riguardo alle proteste per i Rom di Casal Bruciato l’invito di Bergoglio è stato di andare andare avanti nelle loro richieste, con l’accusa ai residenti che si opponevano all’assegnazione delle case popolari ai nomadi. Le porte del Vaticano, intanto, chiuse a chiave.
Tra ragion pratica e ragion teorica passa un mare e la realtà chiama a fare i conti, prima o poi. “Ci sono leggi giuste e leggi ingiuste. Le prime vanno rispettate, le altre si possono violare. E per giustificare un furto – perché rubare l’energia non può che essere un furto – si scomodano perfino le leggi razziali del 1938″, continua Belpietro. Il riferimento è alle pagine di questi giorni di Avvenire: “Quando gli ebrei furono cacciati da scuole ed enti pubblici, e poi mandati a morire fu fatto nel pieno rispetto dei codici fascisti”, scrive il quotidiano per applaudire il gesto di Krajewski e difendere un reato. Il caso del palazzo occupato non aveva bisogno di polemiche. Eravamo di fronte ad una bolletta non pagata, ad un occupazione abusiva, e ad una conseguenza legittima. Ma poi ci sono i rivoluzionari, i moralmente giusti, che hanno avviato un’altra inutile battaglia. Chi paga sulle proprietà immobiliari tasse irrisorie allooStato, insomma, vorrebbe che anche Rom, immigrati e compagni fossero trattati con indulgenza della Stato. Ma questo sulle loro proprietà la legge deve essere rispettata.
Fonti: La Verità, Avvenire