Daniele Luttazzi potrebbe tornare in Rai. O meglio, sarebbe potuto far ritorno se non fosse per il fatto della sua richiesta davvero spropositata.
Il direttore di Raidue Carlo Freccero avrebbe voluto il ritorno in televisione di Daniele Luttazzi. La sua idea sarebbe stata quella di creare una trasmissione dalla durata di otto puntate per celebrare la nuova apparizione del comico che fu vittima nel 2002 del celebre editto bulgaro ad opera di Silvio Berlusconi. E mentre il programma di Fazio chiude in anticipo, ora il progetto di Luttazzi rischia di essersi forse definitivamente bloccato.
E il motivo non si deve ricercare in una qualche scelta di carattere politico, quanto in una semplice questione economica. Infatti Luttazzi avrebbe richiesto la bellezza di 800 mila euro in tutto, vale a dire ben 100 mila euro a puntata, per poter accettare di organizzare il suo spettacolo in Rai. Ma ci sarebbe di più, come riportato da Repubblica. Il comico avrebbe anche chiesto che il 10 per cento di quanto percepito in ogni puntata andasse al proprio agente Roberto Minutillo. Oltre a tutto questo ci sarebbe stata un’altra postilla da inserire nel contratto da sottoscrivere che gli avrebbe dovuto garantire 45 mila euro ogni qual volta la Rai avesse deciso di mandare in onda una qualsiasi replica del suo show.
Una richiesta anche quest’ultima difficilmente accettabile. Si pensi, ad esempio che alla Rai costa 100 mila euro ogni replica del Commissario Montalbano, una serie tv basata sui libri di Andrea Camilleri che frutta all’azienda di Viale Mazzini più del 20 per cento di share. Cifre alla Fazio che fanno sì che l’accordo per il ritorno di Luttazzi in Rai appare in questo momento decisamente lontano. Lo stesso Freccero considera esagerate le richieste del comico e di conseguenza anche la messa in onda del suo programma. E tutto questo nonostante sia stata sua la volontà di cercare di riportare sulle reti nazionali Luttazzi, allontanato assieme a Biagi e Santoro nel momento in cui Berlusconi attraverso l’editto bulgaro li accusò nel 2002 di “uso criminoso del servizio pubblico”. Attualmente però i tempi per il ritorno del comico sulla tv di Stato non sembrano essere ancora maturi. E stavolta non per colpa della politica.
Fonte: Repubblica