La vicenda del cardinale Krajewski ha aperto le polemiche tra chi difende il gesto del tesoriere di Papa Francesco e chi invece lo condanna, come l’ex giudice Carlo Nordio.
L’elemosiniere di Papa Francesco Konrad Krajewski, lo ricordiamo per chi non ne ha memoria, si è introdotto nello stabile in via Santa Croce in Gerusalemme, nel centro di Roma, occupato da 450 persone che hanno un debito di circa 300.000 euro con la società che gestisce l’energia elettrica. Un gesto inatteso, che è costato per ora una denuncia contro ignoti da parte di Acea. Ma le conseguenze saranno ben più gravi e gli effetti possono essere solo per ora immaginati, in attesa della decisione della magistratura.
A fare un quadro della situazione è l’ex magistrato Carlo Nordio, che sulle pagine del Messaggero ha commentato in questi termini quanto accaduto nella Capitale: “Indipendentemente dall’aspetto penale, il comportamento del porporato costituisce una flagrante violazione della legge. Potremmo inserirlo in quel pericoloso indirizzo di anteporre alle norme vigenti i propri convincimenti morali, un atteggiamento che ha ispirato il sindaco di Riace”. Ma, fa notare Nordio, Krajewski non è un sindaco, né un parrocoe, in quanto elemosiniere del Papa, è solo un cittadino dello Stato Vaticano. Null’altro, quindi. Nulla che lo autorizzasse a fare ciò che poi ha realmente fatto, autonomamente e senza alcun diritto. Il suo gesto è stato spinto solo dalla morale che, al contrario, dovrebbe avere dei limiti.
Lo Stato Vaticano, eretto nel 1929 dopo un Trattato tra Santa Sede e Mussolini, gode non solo della sovranità, ma anche di una serie di privilegi, cosa confermata dagli articoli 7 ed 8 della Costituzione. “Dovrebbe corrispondere una particolare sensibilità verso le nostre istituzioni. Sensibilità che ora è stata grossolanamente smentita. Non vi è, ovviamente, alcuna scusante etica per questa deplorevole violazione. Pare infatti che l’agile elemosiniere si sia addirittura calato nella buca per togliere i sigilli”, continua Nordio nella sua analisi. “Ora, se avesse voluto soccorrere gli occupanti abusivi che avevano accumulato trecentomila euro di bollette, avrebbe avuto varie opzioni non solo più corrette, ma anche più durature e meno pericolose per la sua incolumità”.
Infatti, osserva l’ex magistrato, il cardinale avrebbe potuto saldare il conto, offrire ospitalità al Vaticano. Invece, così facendo, ha riaperto il conflitto tra Stato e Chiesa, quell’ambivalenza tra potere temporale e spirituale. “Ed è questo il punto più grave della questione. Se il Vaticano smentirà senza riserve l’operato del suo funambolico cittadino, la questione potrà dirsi politicamente chiusa. Se invece dovesse solo sorgere sospetto che il gesto è stato concordato, il nostro Stato dovrà prenderne atto”.
Crollano così gli “argini di legalità già minati dal buonismo dei sindaci in nome delle più singolari e opinabili invocazioni solidaristiche“.
Si è aperto un conflitto, sostiene Nordio, tra Stato e Chiesa, laddove l’idea di una Libera Chiesa in un libero Stato non sembra essere possibile. “Questi gesti minano la certezza del diritti e la stessa credibilità dello Stato”, continua l’ex magistrato. E, in effetti, non si può dire abbia torto.
Chiara Feleppa
Fonte: Il Messaggero