Emma Bonino, leader di +Europa, è candidata dai liberal-democratici del gruppo Alde a guidare la Commissione europea. Nei suoi progetti, il rafforzamento delle istituzioni per reagire ai nazionalismi.
Emma Bonino, ex Ministro degli affari esteri durante il Governo Letta e leader di +Europa – il partito che riceve ingenti finanziamenti da George Soros, è candidata dai liberal-democratici del gruppo Alde a guidare la Commissione europea. Ad annunciarlo Benedetto Della Vedova, segretario del partito, nel corso di una conferenza stampa. “Chi vota +Europa, vota per eleggere Emma Bonino alla presidenza della Commissione europea”, ha detto Della Vedova.
Alde – il gruppo dei liberali dal 1958 nel parlamento di Bruxelles, nato dall’unione con il Partito democratico europeo – ha infatti individuato un gruppo di sette personalità come possibili candidati alla guida delle istituzioni europee. Alla guida della coalizione c’è Guy Verhofstadt, ex Primo ministro belga, ma si prospetta un cambiamento di rotta dopo il 26 maggio: c’è la possibilità, infatti, che il gruppo possa scendere a compromessi con il partito francese di Emmanuel Macron – già parte dell’Alde – e creare una nuova alleanza insieme al Ppe – Partito popolare europeo – e al Pse – Partito del socialismo europeo.
“Ho accettato la proposta d’alleanza dei liberali e democratici europei ad diventare una degli spitzenkandidaten di questa competizione“, spiega Bonino, “per cambiare e andare avanti in Europa si può e si deve fare“. Secondo Emma Bonino, infatti, le istituzioni europee sono le uniche armi, efficienti e forti, per rispondere ai nazionalismi e ai populismi, come riportato da Askanews: “Andrebbe superato il voto all’unanimità nel Consiglio europeo e sarebbe opportuno dare al Parlamento europeo capacità propositiva. Ci vuole un governo europeo, una politica estera europea, una difesa comune, una gestione comune dei flussi migratori perché ci dobbiamo occupare della protezione delle persone”.
Il sistema degli Spitzenkandidaten mira a rafforzare la legittimità democratica dell’esecutivo comunitario. La presidenza viene assegnata al candidato principale del partito politico europeo che ha ottenuto il maggior numero di seggi al Parlamento UE. Ma il sogno è lontano, per ora, visto che il partito della Bonino non può contare su voti certi e deve anzi sperare di mantenere stabile quel 3% a cui lo danno i sondaggi. Le speranze sono al minimo, forse non si potrebbe neanche competere: ma la Bonino ci prova ancora una volta a mettersi in marcia, con idee – specie quelle in tema migranti – che vengono digerite difficilmente. Ma tentar non nuoce. In fondo, la fortuna aiuta gli audaci ma in questo caso ci vorrebbe un vero e proprio miracolo.
Chiara Feleppa
Fonte: Askanews