L’accusa di corruzione piombata inaspettatamente sul consigliere economico di Matteo Salvini, Armando Siri, ha dato occasione di appiglio alle opposizioni. Giuseppe Conte che ha deciso, stranamente, di agire di petto sulla questione chiedendo l’estromissione del Sottosegretario alle Infrastrutture.
Il Premier Giuseppe Conte ha terrore, forse, di essere accusato nuovamente di essere un burattino al Governo, come era già accaduto in Parlamento Europeo qualche tempo fa. Così, forse spinto dagli attacchi che vedono nel Premier una figura debole, una sorta di marionetta manovrata dai due forti, Di Maio e Salvini, ha deciso di agire a pugno. Ha mostrato quindi un po’ di autorevolezza, quella caratteristica, essenziale in un Premier, di cui è sempre stato detto essere manchevole. E non è un caso, forse, che questo cambiamento d’atteggiamento si diriga contro il leghista? Infatti, Giuseppe Conte ha annunciato di voler proporre, al prossimo Consiglio dei Ministri, la revoca di Armando Siri, consigliere economico di Matteo Salvini, dopo lo scandalo degli ultimi giorni che l’ha visto essere accusato di corruzione, come riportato dall’Ansa.
Non c’è più tempo, infatti, e se Siri prende tempo Conte sembra non voler più aspettare. E, per questo, prende posizione consapevole he il voltafaccia aprirà una nuova frattura nel Governo che resiste ma vacilla. A tirare coltelli a Salvini c’è già Di Maio, visto quanto accaduto allo scorso Cdm. Comunque, Conte questa volta ha agito di petto. Ma a sua volta Siri ha diffuso una nota audio in cui ha ribadito la sua innocenza, 4 minuti prima della Conferenza tenuta da Conte. “Confido che, una volta sentito dai magistrati, la mia posizione possa essere archiviata in tempi brevi. Qualora ciò non dovesse accadere, entro 15 giorni, farò un passo indietro”, spiega il sottosegretario ai Trasporti.
Un tempismo perfetto e il Premier, a questo punto, ha visto venir meno le motivazioni che l’hanno spinto a chiedere le dimissioni di Siri. Ma ormai era tardi e così Conte, seduto dietro la scrivania, ha cominciato a spiegare le sue motivazioni. “È normale ricevere suggerimenti per nuove norme – ha detto, con riferimento all’accusa formulata contro Siri, cioè l’aver favorito conoscenti nelle nuove normative sull’eolico – ma come Governo abbiamo la responsabilità di valutare se le proposte hanno il carattere della generalità e astrattezza”. Ricordando che la vicenda politica ha un corso diverso da quella giudiziaria, Conte non ha usato tuttavia mezzi termini: “Le dimissioni si danno o non si danno. Le dimissioni future non hanno senso. La Lega non si lasci guidare da una reazione corporativo e il M5S non ne approfitti per cantare vittoria”.
E intanto Luigi Di Maio vede il caso di Siri come un aumento di consensi per il M5S, ma la vicenda della Raggi bilancia il tutto e riporta la partita allo zero a zero. E fa bene, il pentastellato, a non esultare e a non cantare vittoria. Di certo il caso Siri ha inciso ancor di più le fratture già preesistenti tra le due parti, ma non le ha certo aperte. Ma, a conti fatti, la decisione di Conte di estromettere il sottosegretario dal Governo non sembra ubbidire a una valutazione razionale.
L’analisi di Carlo Nordio
Come fa notare Carlo Nordio, ex magistrato: “Conte ha premesso che rispetta la presunzione di innocenza, che non intende condannare nessuno, e che in fondo il suo è un giudizio di opportunità politica e non di valutazione giuridica”. In realtà i due aspetti coincidono, sostiee Nordio, visto che l’inopportunità politica che dovrebbe impedire la permanenza in carica del sottosegretario leghista è solo un’altra faccia della medaglia dell’indagine in corso. Per lo più, Siri è stato tirato in causa da altri due che potrebbero, come un Tizio e Caio qualsiasi, aver detto qualcosa pur senza fondamento e, al momento, l’indagine non è ancora arrivata al punto di confermare le accuse. “La richiesta di Siri di essere prima ascoltato è perfettamente legittima, perché lo mette in condizione di conoscere le contestazioni”, continua Nordio a La Verità.
E ancora: “Neanche il codice etico della verginità giudiziaria può essere invocato dal primo ministro”. Infatti, Siri ha già avuto una condanna per bancarotta, ciò nonostante è entrato nel Governo. Come si spiega, si chiede l’ex magistrato, questo cambio di rotta nei suoi confronti? Forse perché l’accusa è di corruzione e addirittura di mafia: “Ma non c’è, allo stato, il minimo indizio che Siri sia coinvolto in vicende mafiose”.
C’è da considerare, sottolinea l’ex magistrato, che vicende giudiziarie simili al caso di Siri dimostrano che la gran parte di queste indagini si risolvono con un’archiviazione o un proscioglimento. “L’informazione di garanzia è un atto dovuto a favore dell’indagato, non costituisce un anticipo di condanna, e nemmeno una valutazione di colpa”. In sostanza, Carlo Nordio mette in luce una disparità di trattamento evidenziata dall’atteggiamento di Conte che segue la scia di Di Maio e si schiera contro Salvini, propendendo per una parte piuttosto che un’altra: “La scelta di Conte, adesiva alla predicazione grillina, e in aperto contrasto con le dichiarazioni di sostegno a Siri sempre fatte da Salvini, dimostra da un lato le differenze ontologiche dei due soci di Governo in tema di garantismo, dall’altro una preferenza del garante verso uno dei contraenti”. In sostanza, Conte avrebbe agito secondo una preferenza pro parte, non secondo criterio giuridico o politico.
Fonti: Ansa, La Verità