Federico Fubini, giornalista del Correre della Sera, ha evitato di scrivere alcune notizie per evitare ritorsioni o accuse politiche.
Il sottile filo che unisce informazione, politica e comunicazione è argomento all’ordine del giorno, in queste ore, dopo che il Consiglio d’Europa ha accusato il Vicepremier Luigi Di Maio di minacciare la libertà di stampa. Oggi, ad accendere la questione è Federico Fubini, vicedirettore del Corriere della Sera, che ha presentato il suo nuovo libro denunciando le numerose misure imposte dalla Troika sulle morti infantili. In particolare, il giornalista ha scelto di “censurare” la notizia dell’impatto della crisi in Grecia.
“Faccio una confessione, c’è un articolo che non ho voluto scrivere. Guardando i dati della mortalità infantile in Grecia mi sono accorto che facendo tutti i calcoli con la crisi sono morti 700 bambini in più di quanti ne sarebbero morti se la mortalità fosse rimasta quella di prima della crisi. La crisi e il modo in cui è stata gestita ha avuto questo effetto drammatico e ci sono altri dati che confortano questa mia conclusione, come i bambini nati sottopeso”, spiega Fubini. Ma se il giornale impone dei limiti – o meglio, pone più problemi – nei libri si può scrivere ciò che si vuole. Ed è per questo che la faccenda verrà affrontata nel dettaglio in una nuova sede. Dove, cioè, non può esserci censura.
In un sondaggio del 2014, i dati della situazione in Grecia erano spaventosi. “Tra il 2008 e il 2010 c’era stata una inversione del calo di lungo periodo nel tasso di mortalità infantile, aumentato del 43% con aumenti sia delle morti neonatali sia post-neonatali”. La scelta di Fubini di non scrivere dei risvolti disastrosi della crisi, si spiega con la volontà di non avvelenare ancora di più il dibattito tra anti-europeisti ed europeisti, in Italia asprissimo. “Qui sono pronti ad usare qualsiasi materiale come una clava contro l’Europa e quello che rappresenta, cioè la democrazia fondata sulle istituzioni e sulle regole. Mi sono detto, se scrivo questo vengo strumentalizzato dagli antieuropei e ostracizzato dagli altri, la sostanza del problema si perde e dovrei perdere tempo a difendermi da attacchi sui social e non”, spiega il vicedirettore del Corriere.
E quindi, meglio non dire e tacere. La cosa che fa scalpore, però, è che Fubini fa parte del gruppo di di 39 esperti per la lotta alle notizie false e alla disinformazione online della Commissione europea. La sua, sarebbe forse informazione? Omettere per non mettersi in mezzo? Non dire per non andare in guerra? No, non crediamo proprio.
Fonte: Il Corriere della Sera
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