Due giorni fa a Battipaglia, una città in provincia di Salerno, un bambino di 10 anni rientra in casa con la scusa di aver dimenticato il quaderno. La mamma lo attende giù per accompagnarlo a scuola, ma lui si getta dal balcone. Dieci metri in volo e poi l’impatto.
Ieri sera la comunità di Battipaglia si è riunita in preghiera, un silenzioso sostegno alla famiglia del bambino di 10 anni che sembrerebbe essersi lanciato volontariamente dal balcone di casa.
Un tentato suicidio accompagnato da un bigliettino lasciato alla famiglia: “Quando leggerete questo messaggio io sarò già morto” – è questa la chiosa finale di un messaggio in cui si parla di una maestra che non gli piaceva e con la quale non andava d’accordo. La nonna 93enne è stata la prima a leggerlo, come riporta Il Mattino. La mamma, vedova da quattro anni, dinanzi all’imprevedibile accaduto rifiuta di credere che possa essere stato un gesto volontario, quello del figlio. Attualmente, il piccolo è ricoverato al Santobono di Napoli, e stamattina giunge la notizia da parte dei medici: ora respira da solo. Migliorano dunque le sue condizioni, nonostante le numerose fratture riportate. Sembra che le preghiere di ieri sera abbiano sortito l’effetto tanto desiderato.
Ma l’evento ha destabilizzato tutti in città, dove ognuno dice la propria sull’accaduto, come riportato da La Stampa. Il parroco Don Ezio Miceli invita al silenzio: “Nessuno giudichi la vicenda”. Un gesto, che se risulta duro da accettare se commesso da un adulto, lo è ancor di più per un bambino che chissà quale peso o dolore o paura porta dentro sé.
La certezza che ora la sua vita sia fuori pericolo, si accompagna alla speranza che, qualunque sia il motivo che ha condotto al gesto, possa lasciare posto all’amore della sua famiglia e di una comunità che ha vissuto fin troppi eventi tragici in cui giovani ed adolescenti hanno perso la vita. Ludovica, che per un amore impossibile si gettò nel vuoto, lasciando messaggi alle compagne di classe sui banchi del liceo; Rosaria, morta in un tragico incidente stradale, e tante altre giovani vite spezzate. Ci sono tragedie in cui l’unica colpa è del fato, altre invece, che si consumano in silenzi non ascoltati.
Fonti: Il Mattino, La Stampa
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